Il Futurismo ritorna protagonista nella città dei grandi maestri seguaci del vate Marinetti. E i primi segnali si colgono dall’entusiasmo del sindaco Lo Russo e dalle parole dell’assessore alla Cultura, Purchia che parla di «un vero patrimonio per la città». Lasciando intendere, forse, un cambio di passo verso questa arte che ha rivoluzionato il Novecento.
Tutto ruota attorno a un’esposizione organizzata dalla Fondazione Quarto Potere presieduta da Massimo Massano con il quotidiano TorinoCronaca che ha racchiuso in una location di Flashback una eccezionale selezione delle opere del primo e secondo Futurismo firmate da nomi che vanno dal torinese Giacomo Balla a Umberto Boccioni, Carlo Carrà, Gino Severini e Luigi Russolo, coloro che per primi aderirono al movimento ideato dall’eclettico poeta Filippo Tommaso Marinetti. Sono questi i protagonisti di questa mostra no profit che propone una collezione di notevole prestigio in un abbraccio ideale con la fantastica evoluzione che Flashback ha avuto in questi ultimi dieci anni fino a creare in corso Giovanni Lanza la vera casa torinese dell’arte nazionale e internazionale. Da oggi la parola passerà al pubblico, il quale avrà così la possibilità di perdersi fra questi particolari capolavori di inizio Novecento: “Studio per dinamismo plastico e cavallo” di Boccioni (1913) e “Danzatrice spagnola al tabarin” di Severini (1912), provenienti dalla Collezione Margherita Sarfatti; “Autoritratto” di Russolo (1913); “Donna al balcone” di Carrà (1912); “Quattro futuristi” di Balla (1915); “Stazione per treni e aeroplani” di Antonio Sant’Elia (1912); “Zang Tumb Tuuum” di Marinetti (1915). Tra le chicche un olio straordinario di Alberto Magnelli del 1914, “Homme au chapeaux”, a cui molto probabilmente si ispirò l’illustratore Sergio Tofano quando nel 1917 creò il fumetto del “Signor Bonaventura”.
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Ma c’è di più, come non rimanere a bocca aperta, infatti, di fronte alla monumentale tarsia, dal titolo “Brennero” (degli anni ‘20) di Fortunato Depero, di cui viene esposta anche una Parolibera, che ne affianca un’altra assai rara e storica di Carlo Carrà. E procedendo, sempre degli anni ‘10 del Novecento, ci sono una fantastica scultura di Roberto Iras Baldessari “Natura morta con scacchiera”, il “Tram n.6 in via Scialoja” di Achille Lega e, del 1918, un rarissimo dipinto futurista di Ottone Rosai, “Scrittore a macchina”. Davvero bello anche il grande e immaginifico “Paesaggio femminile” olio di Enrico Prampolini. Si continua con alcuni lavori dell’Aeropittura degli anni ‘30: Renato di Bosso e Giulio D’Anna con due spettacolari interpretazioni artistiche dell’ardimento e del volo da parte dei piloti italiani. Per finire con i grandi futuristi torinesi: Mino Rosso, con una magnifica scultura del ‘27, “Elementi in volo”, uno splendido Fillia del 1931, “Nascita del paesaggio aereo” e un’impattante aeropittura di Diulgheroff del 1931. Capolavori presenti non a caso ma nella speranza di poter sensibilizzare le autorità cittadine, regionali e nazionali, sull’esigenza di favorire e sostenere ogni apporto privato nella diffusione dell’informazione e della cultura a favore dei cittadini piemontesi. Come non ricordare a tal proposito il progetto di una grande mostra delle collezioni private sul Futurismo e le Avanguardie artistiche del Novecento, patrocinata da Ministero della Cultura e dal Comune di Torino, rimasta irrealizzata per ostacoli burocratici. La speranza è che Torino e il Piemonte possano ripetere quel miracolo rappresentato dalla grandiosa mostra del 1980: “La ricostruzione futurista dell’Universo”.
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