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Addio al Club 84, da chiosco a “tempio” della Dolce Vita

club 84
Tutti in pista ma per l’ultima volta. Sabato 25 febbraio il Club 84 di corso Massimo d’Azeglio chiuderà i battenti andando a ridisegnare ulteriormente la geografia del parco del Valentino, orfana, in questi ultimi anni, di molti dei suoi storici locali. Qualcuno riaprirà presto, come La Rotonda e l’Imbarco Perosino, per altri, come il Cacao, bisognerà aspettare ancora. La chiusura del Club 84 è legata alla fine della concessione da parte degli attuali gestori i quali conserveranno, in ogni caso, un diritto di prelazione sulla gara comunale che si terrà prossimamente. Quando, ancora non si sa. Quello che è certo è che l’International Party di venerdì, la notte dedicata agli studenti Erasmus, e la serata Qimanji, l’appuntamento Lgbt più famoso di Torino esportato anche a Milano, previsto sabato sera, saranno gli ultimissimi atti di una lunga storia tutta torinese. Un’avventura nata nel 1884 mentre la città e il Valentino si preparavano all’esposizione Generale Italiana per commemorare il cinquantesimo anniversario dello Statuto Albertino. Fu allora che il Podestà diede il permesso per la costruzione di un chiosco adibito a caffè estivo con dehor, in parte anche pista da ballo, il Pagoda del Valentino. Nel 1937, il chiosco che non rispondeva più alle esigenze e al decoro della zona, venne rivisto dall’architetto Levi Montalcini, fratello di Rita. Nacque così La Cascina del Parco che negli anni Sessanta venne ribattezzata Club 84, in riferimento alla data di nascita. Nome nuovo, vita nuova per un locale che divenne uno dei punti di riferimento della Dolce Vita torinese dove i maggiori rappresentanti della musica leggera ambivano a esibirsi. Erano gli anni di Peppino Di Capri, di Little Tony, di Bobby Solo, di Gigliola Cinquetti, di Patty Pravo, di Dino, di Michele, di Massimo Ranieri. Molti di questi arrivarono al Festival di Sanremo passando proprio dal Valentino. Questa fase durò circa un ventennio, fino agli anni Ottanta quando il Club rivoluzionò ancora una volta la sua natura trasformandosi in una sala da ballo pomeridiana e, quindi, nel tempio del ballo liscio torinese. Venne ampliato, senza i permessi necessari, però, e la sua area raggiunse gli attuali 1.300 metri quadrati. «Uno dei motivi per i quali il locale resterà chiuso per molto tempo - spiega Enzo Catanzaro, che insieme a due soci gestisce il Club 84 dal 2012 - è per riportare alla dimensione originale di circa 150 metri il locale. Dopo il bando, infatti, dovrà subire un lavoro di restyling. In sostanza, non sarà mai più una pista da ballo ma tornerà a essere un chiosco. Siamo dispiaciuti di dovere chiudere dopo più di dieci anni di lavoro ma, sapevamo che sarebbe successo. Parteciperemo al bando e speriamo di poterlo vincere e ricominciare». E sarà, ancora una volta, un nuovo inizio. Si spera.
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