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"GLI UNICI INDIANI BUONI"

La caccia oltre i confini della riserva, il fantasma di una wapiti, Stephen Graham Jones è meglio di Stephen King

Un romanzo ferocemente divertente, la partita più terrificante della storia, una maledizione insegue quattro giovani

La caccia oltre i confini della riserva, il fantasma di una wapiti, Stephen Graham Jones è meglio di Stephen King

Se qualcuno legge i suoi libri senza sapere chi è, Stephen Graham Jones può scandalizzare. Perché lui usa la parola «indiano», eccome se la usa. Niente «nativo», niente perifrasi: indiano, stop. Perché lui lo è. Nato cinquantuno anni fa in Texas, discende dal popolo dei Piedi Neri e siccome «da bambino e da ragazzino mi sono sempre sentito chiamare così, continuo a chiamarci così». È quel rivendicare le origini che suona come uno schiaffo, quando risuona in un’aula della letteratura contemporanea, un po’ come la “parola con la N” che è il ritornello di certi giovani trapper italiani solo per l’anagrafe, ma ghettizzati. E non finisce qui...
“Gli unici indiani buoni” (Fazi Darkside, 18,50 euro, traduzione di Giuseppe Marano) fin dall’inizio ti fa capire cosa dovrebbe completare la frase, fossimo ai tempi di John Wayne... E riguardo Lewis, Gabe, Ricky e Cassidy, cresciuti in una riserva ai confini con il Canada, c’è qualcuno che lo pensa veramente. E ha iniziato una spietata caccia, come quella da loro fatta, tanti anni prima, in una zona riservata agli anziani della tribù, «nell’ultimo giorno della stagione». Che non lo era, se non per loro, come fosse uno “Stand by me” in un tepee, adombrato di paranormale e brivido, di ineluttabilità. Una caccia sanguinosa, dura come duro è tutto questo splendido romanzo, in cui l’ironia è arma affilata, quelli che affetta luoghi comuni e se li rigira, a cominciare da come muore Ricky - «il solito indiano morto in una rissa» -, ritrovatosi con una chiave inglese in mano tra tanti pick up parcheggiati - di quelli con la bandiera americana e qualche fucile dentro - e danneggiati fuori da un locale con troppi bianchi ubriachi. E quell’altro che per faccia ha «la maschera di legno degli indiani fuori dalle tabaccherie», o ancora quello che cent’anni prima sarebbe partito per razzie oltre confine, salvo tornare molto fiero ma inseguito da mezza America, con conclusioni da Sandcreek o da fiume Washita.

La prima parte del romanzo ci mostra Lewis, a dieci anni dalla morte di Ricky, tentare una vita normale con la moglie bianca, la sua moto da ricostruire, qualche flash mentale di troppo. Fino a che non gli appare, lì in salotto, una giovane wapiti - il cervo americano - la cui pelle giace da tempo nel congelatore, ultima testimonianza di una colpa che deve ricadere su tutti e quattro.

Una corsa delirante dove i cacciatori saranno prede, un romanzo horror che conserva i tratti di un western moderno o di un racconto della frontiera del vivere, con l’aggiunta, nell’incredibile finale, della partita di basket più terrificante di tutta la storia, con protagonista la giovanissima figlia di Cassidy, punto terminale del destino tribale.

GLI UNICI INDIANI BUONI

Stephen Graham Jones

Fazi Darkside

18,90 euro

traduzione di Giuseppe Marano

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