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Il grande scrittore è morto a 89 anni

Come si scrive un romanzo? Per Cormac McCarthy "è come fare jazz, solo chi lo fa lo capisce"

Autore di culto, paragonato a J.D. Salinger, autore di grandi libri come "La Strada", aveva scritto il western definitivo dell'umanità

Come si scrive un romanzo? Per Cormac McCarthy "è come fare jazz, solo chi lo fa lo capisce"

Il paragone più scomodo e improprio, parlando di Cormac McCarthy, era quello con J.D. Salinger, lo scrittore eremita. Il fatto è che McCarthy eremita non era, tantomeno a un certo punto aveva smesso di pubblicare... Aveva messo non anni, ma stagioni, ere tra un libro e l’altro, quello sì. Perché il suo tempo non era quello imposto dal mondo editoriale. D’altra parte, ecco forse perché il paragone con l’autore del Giovane Holden, non amava parlare in pubblico, neanche rilasciare interviste, figuriamoci poi - ma glielo proposero - insegnare in una scuola di scrittura. Sullo scrivere un romanzo, su come funzionava diceva «È come il jazz, si fa mentre si suona, e forse solo chi lo fa può capirlo».

Se n’è andato a 89 anni, nella sua casa nel New Mexico, lui che veniva da Providence, Rhode Island, che aveva vissuto ovunque e viaggiato anche in Europa e Sudamerica grazie a borse di studio, era stato nell’esercito, di stanza in Alaska. E per lungo tempo era stato scrittore di culto, pur non vendendo mai più di 5mila copie - e non sognatevi di chiedere se facesse promozione...

Ma il suo “Meridiano di sangue” venne salutato come «il western definitivo». Questo era, uno scrittore western, di un western crepuscolare, anche se contemporaneo, come “Non è un paese per vecchi” divenuto grande film: poi il Pulitzer gli venne per “La strada”, etichettato come apocalittico-fantascientifico, quando nella realtà è forse un western anch’esso, nel momento in cui consideriamo la Frontiera, ogni frontiera, quella del Paese o di un individuo, una mitologia e un’epica da narrare con le parole giuste, con i contrasti del blues e del jazz.

Dopo svariati anni ci aveva dato, di recente, “Il passeggero” (Einaudi, 21 euro, traduzione di Maurizio Balmelli), che a breve sarebbe stato “doppiato” da “Stella Mari”, un duplice romanzo su due fratelli, Bobby e Alicia Bobby Western - ma guarda - e il loro duro cammino. A partire da quanto, in una immersione, Bobby trova un aereo adagiato sul fondale e, in cabina, nove corpi senza vita. Da dove viene quell’aereo, che fine ha fatto la scatola nera, e che ne è stato della decima persona sulla lista passeggeri? Queste le domande a cui Bobby, perseguitato da due emissari governativi «con un’aria da missionari mormoni», non sa dare risposta. Capisce allora di dover scomparire. Cosa abituale per lui, che deve fuggire dall’amore tabù, quello per la sorella Alicia, pericolosa «perché la bellezza ha il potere di suscitare un dolore inaccessibile ad altre tragedie». Alicia perseguitata da visioni e allucinazioni, dal buco nero della mente in cui è impossibile mettere ordine. Fuga attraverso gli Stati Uniti, tra bettole e ubriaconi, reietti e criminali, da una frontiera all’altra. In un tramonto malato dai colori della polvere.

IL PASSEGGERO

Cormac McCarthy

Einaudi

21 euro

traduzione di Maurizio Balmelli

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