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L'appello
11 Ottobre 2023 - 15:04
Leonardo Notarbartolo e Kim Rossi Stuart che lo impersona
Una maglietta, un volto, due occhi penetranti, una scritta: “Leonardo Notarbartolo, il ladro di Anversa”. L’autore del furto, «e mi raccomando scriva furto, perché la rapina è un’altra cosa, prevede violenza e io non ho mai fatto del male a una mosca», è Notarbartolo in persona, incontrato in un bar di Santa Rita durante un normale pomeriggio torinese, mentre beve un “normale” caffè con gli amici. E se non fosse per i fatti di cronaca nuda a cruda, cui si ispira la serie Amazon Prime dal 13 ottobre visibile in contemporanea in tutto il mondo, “Everybody loves diamonds” (diretto dal torinese Gianluca Maria Tavarelli e girata in città), verrebbe difficile credere che proprio questo gentile uomo maturo, dagli occhi azzurri buoni come il pane, sia stato l’autore del furto del secolo. Di un’impresa criminale unica sul pianeta. Avvenne la notte fra il 14 e 15 febbraio del 2003, la notte di San Valentino di vent’anni fa, durante la quale Leo e compagni, la “scuola di Torino”, praticamente svuotarono il World Diamond Center di Anversa portandosi via quasi 150 milioni di dollari in diamanti e gioiello.
Notarbartolo, dove sono i diamanti?
«E chi lo sa. Non li ho mai più visti – ha raccontato in maniera sciolta, come se si stesse parlando di busta paga o caramelle, alla vigilia della presentazione della fiction dell’11 ottobre a Roma – non sarei qui adesso a fare da consulente ad Amazon per la sua serie e a cercare uno sponsor per produrre le mie magliette. Bella l’idea vero? Il mio volto e la scritta perché sì, sono io il ladro di Anversa».
Cosa pensa della serie?
«Carina, bella, un po’ romanzata, molti fatti non sono andati così. In alcune cose non è come me l’aspettavo, in altre sì».
Lei ha partecipato alle riprese, in sostanza, ha fatto da consulente per la vicenda.
«Sì, mi fa effetto vedere adesso quelle azioni girate ai Murazzi e in altri luoghi di Torino».
Notarbartolo dal 13 ottobre lei, in tutto il mondo, diventerà una star. Sì, ha commesso un atto criminale ma… “tutti amano i diamanti”. Come ha fatto a svaligiare il cuore nevralgico dell’economia mondiale?
«La verità?»
Ovviamente sì.
«Il fatto è che era troppo semplice. Quel luogo era pieno di difetti e io li ho trovati tutti stando lì dentro oltre un anno. Ai tempi facevo il gioielliere. Comunque non ero da solo, i miei complici hanno fatto molto. Sapevo che ce l’avremmo fatta. Se non fossi stato sicuro non ci avrei neppure provato».
Complici che lei non ha mai tradito, neppure quando, dopo soli cinque giorni, fu arrestato.
«Sì, ho scontato sei anni e mezzo in carcere in Belgio. Intanto il bottino è arrivato in Italia e io non è più saputo nulla…».
Un furto geniale ma, si fece prendere per un errore banale…
«Sì, quando decidemmo di fare fuori tutte le prove del nostro piano e di sparire, qualcuno gettò in un bosco anche i resti del pranzo, si rende conto? C’erano fatture a mio nome etc, ma furono quei resti, il con il mio Dna sopra, che mi fregarono».
Oggi come vive?
«Vivo a Giaveno con mia moglie e i miei figli, mia moglie è una donna stupenda, non mi hai mai abbandonato nonostante tutto quello che ho combinato».
Lavora?
«Ci provo, come gioielliere non è più possibile. Ho provato a commercializzare pellet ma è finita un po’ male. Ora mi sto reinventando, vorrei produrre le magliette».
Rifarebbe quel furto?
«Se avessi 30 anni sì, ma stavolta eviterei di mangiare quei panini…».
Biografia
Leonardo Notarbartolo è nato a Palermo nel 1952 ha poi vissuto a Torino. Ritenuto la mente del colpo del secolo, l’assalto (nel 2003) al World Diamond Center di Anversa (bottino di 150 milioni di dollari in preziosi), nel 2005 fu condannato a 10 anni. Rilasciato nel marzo 2009 per buona condotta, nel luglio dello stesso anno venne fermato dai carabinieri per un controllo stradale e pizzicato con un chilo e 15 grammi di diamanti nascosti in buste sigillate tra i sedili posteriori. Fu denunciato a piede libero per ricettazione. Arrestato nel 2003 e condannato come capo di una banda di ladri. L’accusa: essere penetrati il 15 febbraio del 2003 in un caveau, due piani al di sotto del World Diamond Center di Anversa, ed essersela svignata con un bottino di 150 milioni di dollari in diamanti, oro e gioielli. Entrati in un caveau considerato impenetrabile. Protetto da rivelatori di calore a raggi infrarossi, un radar, un campo magnetico e un lucchetto con 100 milioni di combinazioni possibili. Ancora oggi la polizia non è in grado di spiegare come abbiano fatto. La refurtiva non è mai stata trovata ma sulla base di prove indiziarie Leonardo Notarbartolo è stato condannato a dieci anni. Nel 2023 è anche uscito il libro edito da Rizzoli "Rubare l'impossibile" di Peter D'Angelo.
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