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LA MOSTRA

Il Tabusso segreto: una rara collezione privata svelata al pubblico

Dal 27 ottobre al 7 dicembre in piazza Solferino, nello Spazio Ersel, l'esposizione di opere inedite del pittore

Il Tabusso segreto: una rara collezione privata svelata al pubblico

Una delle opere inedite in mostra in piazza Solferino a Torino

Il Tabusso che non avevate ancora visto. Non quello conosciuto attraverso le numerose mostre personali, acclamate dalla critica e dal pubblico, ma quello delle collezioni private. Un Tabusso perlopiù inedito sarà visibile da venerdì 27 ottobre e fino al 7 dicembre (dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 18, con apertura straordinaria sabato 4 novembre in occasione di Artissima) nello Spazio Ersel dell’omonima banca privata in piazza Solferino 11 nella rassegna “Racconti dipinti: Francesco Tabusso nelle collezioni private” a cura di Marco Sobrero e Archivio Francesco Tabusso.


Una mostra, quella realizzata in collaborazione con l’Archivio Tabusso, che rallegra il cuore, con i suoi colori, con le sue forme semplificate, quasi naif, con le sue atmosfere magiche, fiabesche. Perché, come diceva Giovanni Arpino, «nella nostra vile esistenza tanto martoriata Tabusso regala tesori di presepi perenni». E come ribadiva Montale: «Guardo con simpatia a lui (Tabusso, ndr.) e ai pochi che dipingendo ci fanno credere che la vita non sia un’avventura troppo odiosa e sostanzialmente inutile».

Sono circa una trentina le opere in esposizione, delle circa 1500 catalogate dall’Archivio, provenienti per la maggior parte da un’importante raccolta custodita in una villa della collina torinese che, secondo un’anticipazione, nella prossima primavera dovrebbe aprire le porte al pubblico. Un percorso espositivo che rispetta un ordine cronologico. Si va dai lavori degli anni Sessanta, presentati nella prima sala, tra i quali spiccano i 3 pezzi, rintracciati presso collezionisti privati, del grande polittico “L’atelier di via Salvecchio” presentato alla 33esima Biennale di Venezia, fino agli ultimi lavori dell’artista, come quello del 2000 in cui è rappresentato un paesaggio olandese. «Mio zio Tabusso aveva viaggiato molto in Nord Europa - sottolinea la nipote Paola - e si era molto interessato alla pittura fiamminga». In mezzo a queste opere, i dipinti popolati da paesaggi agresti, villaggi in festa, da animali, da immagini della devozione popolare. Da segnalare, tra gli altri, “Le tentazioni di Sant’Antonio abate” del 1968, “L’omaggio a Baschenis dalla soffitta di Rubiana” del 1967, “La piana di Savoulx o Ritorno con vischio» del 1985. Una pittura, la sua, «che sembra semplice semplice - diceva Casorati, di cui Tabusso fu allievo -, ma che nasconde abilità tecnica e fatica».

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