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Ecco perché leggere Lawrence Osborne è sempre una buona idea

"Java Road", nella Hong Kong delle proteste, fra miliardari e scandali e il "fantasma bianco"

Ecco perché leggere Lawrence Osborne è sempre una buona idea

Java Road, a Hong Kong, era una vita nota per le pompe funebri, una specie di zona di confine nella città. Ed è da qui che prendono il via le mosse di Adrian Gyle, un giornalista inglese che da vent’anni vive a Hong Kong, ma nonostante questo è ancora definito un “gwai lo”, vale a dire un fantasma bianco. Non certo un complimento, tanto più nei giorni delle proteste studentesche, dei disordini politici, l’eredità di quella “protesta degli ombrelli” che era sfociata in violenze, proprio quando già l’incubo pandemico si affollava nel mondo. Gyle, giornalista di tutto e niente, sempre troppo in ritardo rispetto ai giovani armati di smartphone e videocamere e social network, vive ospite di una ricchezza e di una filosofia non sue, vicino all’amico dell’università Jimmy Tang, miliardario e donnaiolo.


Questa la situazione di partenza di “Java Road” (Adelphi, 19 euro, traduzione di Maria Grazia Gini), l’ultimo romanzo di Lawrence Osborne, giornalista e scrittore giramondo, noto per libri come “Bankok” o “Nella polvere”, da cui è stato tratto un recente film.

Osborne ha l’attenzione e il gusto per i dialoghi, nonché per l’osservazione: da espatriato che non vuole tornare in Inghilterra - rimane a Bankok e al limite vagheggia la Grecia -, sa come è possibile seguire la storia nel momento in cui accade ficcandocisi in mezzo, oppure guardando dall’alto degli sgabelli di un club dove bere whisky di qualità. E i suoi personaggi riflettono bene questa sua abilità, questo gusto così raro.

In “Java Road” tutto è osservazione, dialogo, fino a quando la nuova fiamma di Tang sparisce nel nulla. Si tratta di una ragazza di ottima famiglia - e il timore di scandali è ai massimi livelli - coinvolta però nelle proteste studentesche. Tocca a Gyle avviare un'indagine personale, una ricerca che potrebbe nascondere motivazioni più profonde di un semplice desiderio di verità.

Osborne conduce i lettori attraverso la "zona grigia" di Hong Kong, quella sottile linea che separa la realtà dall'illusione. In un contesto in cui le ombre della politica, della società e della psiche umana si intrecciano, Gyle si trova a camminare in un territorio incerto, dove ogni rivelazione potrebbe rivelare un nuovo strato di inganno. Per usare le sue parole, come stare in mezzo a una strada sotto il sole di mezzogiorno e accorgersi che la propria ombra non c’è più.

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