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25 Gennaio 2024 - 17:07
L'autoritratto con sciarpa rossa di Antonio Ligabue esposto alla Promotrice delle Belle Arti
Lo chiamavano “Toni al mat”, ma Antonio Ligabue, resta di fatto uno degli artisti più fascinosi e amati della prima metà del 900. Nonostante una vita tormentata e costellata da episodi dolorosi, per via soprattutto della sua precaria salute mentale, mise mano a una produzione artistica cospicua. Che in gran parte è in esposizione da venerdì 26 gennaio e fino al 26 maggio negli spazi della Promotrice delle Belle Arti, al Valentino di Torino.
La mostra, curata da Giovanni Faccenda, si avvale del patrocinio della “Fondazione Augusto Agosta Tota per Antonio Ligabue” ed è prodotta da SM.ART, con la direzione creativa e di produzione di WeAreBeside. Un vero e proprio viaggio in un caleidoscopio di colori nitidi e vivaci, accostati a volte anche in maniera azzardata, in grado di nascondere i tormenti esistenziali di un uomo che riusciva a trovare il suo io più profondo solo a contatto con la natura e il mondo animale, tanto amato e studiato fin dall’età infantile, abbondantemente riproposto, con tutti i suoi significati, nelle tele e nelle sculture.
«Con questa mostra, colmiamo una lacuna a livello pittorico per ciò che riguarda la produzione di Ligabue - ha commentato il presidente della Promotrice delle Belle Arti, Giovanni Prelle Forneris - È un tassello che va a completare la promozione dell’arte della Promotrice». Novanta opere - di cui 71 dipinti, 8 sculture e 13 disegni - che provengono da collezioni private: dalla Testa di tigre al Leopardo fino ai Fenicotteri ai Cani da caccia e al Gatto con la talpa; dal Motociclista alla Traversata della Siberia al Trasporto della birra al Paesaggio agreste; dalle sculture Leone e Leonessa, ai disegni con figure di animali su carta da musica senza dimenticare naturalmente i celebri Autoritratti.
Questi ultimi in particolare raccontano tanto dell’artista e del suo essere, come citava Ungaretti, “esiliato in mezzo agli uomini”. L’arte per Ligabue, nella sua vita costantemente alla ricerca di amore e di consenso - o anche solo di semplice comprensione -, era infatti necessità: mettere colore sulla tela, plasmare l’argilla, era l’unico modo per sottrarsi, almeno temporaneamente, alla propria, fatale, odissea terrena. Una sorta di terapia insomma, un’evasione dai propri tormenti attraverso soggetti apparentemente infantili che rimandano in qualche modo alla semplicità della natura.
«Uno degli obiettivi di questa mostra - ha spiegato Faccenda - è quello di allontanare Ligabue da una visione provinciale. Ligabue è stato un grande protagonista dell’Espressionismo europeo e resta una figura assolutamente attuale, anche ai giorni nostri. In qualche modo, con i suoi quadri e le sue sculture, incarna le nostre inquietudini e quel senso di essere messi ai margini. Ma i suoi lavori ci fanno anche capire che la vita, a volte, può portarci un riscatto che abbiamo agognato per molto tempo». Un genio visionario, spesso incompreso il suo, ma sempre in evoluzione e alla ricerca di innovazioni e di suggestioni emotive e davanti alle cui opere, ancora oggi, ci si stupisce, ci si emoziona e si rimane colpiti nel profondo. «Lo so che nessuno mi crede, ma andrò nei più grandi musei del mondo» disse allora Toni al Mat... che forse, tanto matto non era.
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