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Automotive & Politica

Iveco apre al dialogo con i sindacati, ma il nodo è l'incontro con Tata Motors (e il Golden Power impossibile)

Vertice al Mimit con il ministro Urso: chiesto un incontro con il gruppo indiano per gli impegni sull'occupazione

Iveco apre al dialogo con i sindacati, ma il nodo è l'incontro con Tata Motors

Iveco si dice pronta a illustrare ai sindacati il nuovo piano strategico a inizio anno. Ma Fim, Fiom, Uilm, Fismic, Uglm e Aqcfr chiedono di più: un confronto diretto con Tata Motors, il futuro acquirente, e risposte puntuali del governo sulla Golden power. È il quadro emerso ieri al tavolo convocato al Mimit, a Roma, con il ministro Adolfo Urso.

Il vertice al Mimit
Al ministero delle Imprese e del Made in Italy, Iveco ha confermato la disponibilità a presentare in sede sindacale il piano strategico, come da prassi all’inizio del nuovo anno. Un’apertura accolta positivamente dalle sigle metalmeccaniche, che però la giudicano insufficiente di fronte all’ipotesi di passaggio sotto il controllo del gruppo indiano dopo l’accordo tra le parti. Per i rappresentanti dei lavoratori, il tavolo con l’azienda è necessario, ma non può sostituire un confronto istituzionale con il potenziale nuovo proprietario.

Le richieste dei sindacati
Le organizzazioni Fim, Fiom, Uilm, Fismic, Uglm e Aqcfr hanno formalizzato due richieste: - incontrare “quanto prima” Tata Motors in sede istituzionale, per chiarire impegni industriali, occupazionali e di filiera in Italia; - ottenere dal governo un aggiornamento sulle interlocuzioni già avviate con i vertici della multinazionale e dettagli sui vincoli e le prescrizioni collegati alla Golden Power. Secondo i sindacati, l’impegno dell’esecutivo a “portare Tata al tavolo il prima possibile” è un passo utile, ma la risposta sui contenuti della Golden Power è stata giudicata “troppo vaga”.

Golden Power e il ruolo del governo
La Golden power è il sistema di poteri speciali con cui lo Stato può dettare condizioni o porre limiti a operazioni che coinvolgono asset strategici, come difesa, energia, comunicazioni e, in taluni casi, trasporti e automotive. Nel caso Iveco, i sindacati chiedono che il perimetro di tali tutele sia esplicitato: livelli occupazionali, investimenti su ricerca e sviluppo, siti produttivi, catena dei fornitori e transizione tecnologica.

Ciò che sfugge, però, è l'improbabilità di un ricorso al Golden Power: e in teoria lo sanno bene al ministero e tra i sindacati. La cessione di Iveco a Tata fa parte del piano con cui Exor ha ceduto la divisione Defence di Iveco a Leonardo, che è per l'80% del Ministero dell'Economia. Sono due cessioni inscindibili, che insieme costituiscono anche il valore finanziario dell'operazione (quasi 5 miliardi per gli Agnelli/Elkann). E il governo dovrebbe ricorrere a uno strumento che potrebbe bloccare anche l'acquisizione di un asset strategico da parte di una sua controllata?

Il governo ha comunque assicurato la volontà di facilitare un incontro con Tata e di vigilare sugli interessi nazionali, ma resta l’attesa per indicazioni puntuali e verificabili.

Gli scenari per Iveco e l'indotto
La partita riguarda non solo le linee produttive dei veicoli industriali, ma anche l’indotto e le competenze del settore. La richiesta di un confronto trilaterale tra istituzioni, attuale proprietà e potenziale acquirente punta a fissare paletti chiari: tempi, piani di investimento, garanzie su siti e occupazione, strategie su elettrificazione, connettività e motori a basse emissioni. Nel frattempo, i sindacati confermano la disponibilità a proseguire il lavoro con Iveco sul piano strategico, mantenendo alta la pressione perché la controparte indiana chiarisca perimetro e tempi dei propri impegni, dopo che nei mesi scorsi aveva garantito il mantenimento dei livelli occupazionali per almeno due anni.

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