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La grande opera

"Manon, Manon, Manon", il Teatro Regio fa tris con Puccini

Renato Palumbo, Evelino Pidò e Guillaume Tourniaire dirigono i tre titoli in scena dal 1° al 29 ottobre 2024. E i biglietti si possono acquistare anche a rate

Il Manon Lescaut  cinematografico

Il Manon Lescaut cinematografico

Appassionata e ribelle la Manon di Puccini, torturata e alla ricerca di se stessa quella di Massenet, frivola e ingenua quella di Auber. Sarà il personaggio nato dalla penna dell’abate Prévost e che ispirò ben tre compositori ad inaugurare la stagione 2024-2025 del Teatro Regio. E lo farà con un inedito trittico, per la regia di Arnaud Bernard, “Manon, Manon, Manon”. Tre opere, tre direttori d’orchestra - Renato Palumbo, Evelino Pidò e Guillaume Tourniaire -, tre interpreti - Erika Grimaldi, Ekaterina Bakanova, Rocío Pérez-, tre diversi cast e un unico soggetto, la Manon Lescaut che proprio al Regio di Torino, dove debuttò in prima assoluta il 1° febbraio del 1893, suggellò il trionfo di Giacomo Puccini.

Ed è proprio in omaggio al genio artistico di Puccini, nel centenario della morte, che il teatro lirico torinese ha dato vita a questo progetto. «Volevamo celebrare questo anniversario, già iniziato in questa stagione, in modo non banale; cercavamo un’idea davvero speciale» spiega Mathieu Jouvin. Ecco allora questa sorta di festival: 21 recite in un mese, dal 1° al 29 ottobre, in cui si alterneranno le tre versioni della Manon.

«È la prima volta in Italia e la seconda volta nella storia della musica di un’iniziativa del genere» sottolinea il sovrintendente del Regio. Non sarà, dunque, un caso che ad assistere alla “Manon, Manon, Manon” ci saranno anche circa 250 delegati di teatri e festival lirici europei. «Dal 24 al 26 ottobre Torino ospiterà la Conferenza d’Autunno di Opera Europa» annuncia il sindaco Lo Russo. Il che «metterà Torino -ribadisce Jouvin - al centro dell’Europa lirica».

Non deve essere stato facile per il regista Bernard trovare un fil rouge che unisse le tre versioni della Manon Lescaut, anche perché si tratta di opere molto diverse.


Diverso, è, infatti, il modo in cui i tre compositori narrano la travagliata storia d’amore tra la volubile Manon e il giovane studente divenuto cavaliere Des Grieux. Drammatica e intensa la versione di Jules Massenet, più lontana dalla fonte letteraria quella di Daniel François Esprit Auber, dal sapore più “italiano” quella di Puccini. In aiuto di Bernard è allora venuto il cinema: «Per Puccini ho fatto riferimento al realismo poetico degli anni Trenta, Quaranta - spiega il regista francesese -, quello di Jean Renoir, Marcel Carnet; Massenet mi ha suggerito Brigitte Bardot, emblema dell’emancipazione femminile e della libertà sessuale, e poi, più francese di lei non ne esistono. La Manon di Auber, la più fragile, la più “vecchio stile”, richiama, invece, il cinema muto».

E siccome «vale la pena di vedere tutte e tre le versioni. Ci sarà un abbonamento con data e posto fisso a tre spettacoli con lo sconto del 40 percento rispetto alla somma dei singoli biglietti, oppure il carnet3Manon, sempre con lo sconto del 40 percento con flessibilità delle date. Il tutto rateizzabile».

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