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TEATRO STABILE

Al Carignano arriva "La donna sul divano": "Con questo spettacolo vedrete un nuovo Binasco"

Il direttore artistico dello Stabile porta in scena il testo di Jon Fosse: "Avevo bisogno di grandi attori"

Al Carignano arriva "La donna sul divano": "Con questo spettacolo vedrete un nuovo Binasco"

Il cast al completo de "La donna sul divano"

È una storia di abbandono e una storia di donne quella che Valerio Binasco racconta al Teatro Carignano, una storia, dice, «dove gli uomini hanno un ruolo secondario». Una storia “allegra”, la definisce, «nel senso musicale del termine» e dove emerge un particolare “sense of humour” «benché sia difficile parlare di humour con Fosse». Eppure, anche se le sue storie sono tristissime, lo humour c’è. Tutto questo è “La ragazza sul divano” di Jon Fosse per la regia di Binasco. Lo spettacolo, una produzione del Teatro Stabile di Torino-Teatro Nazionale in collaborazione con il Teatro Biondo di Palermo, debutta martedì sera in prima nazionale (in replica fino a domenica 24 marzo) con un grande cast di attori: Pamela Villoresi, Michele Di Mauro, Giordana Faggiano, Fabrizio Contri, Giulia Chiaramonte e Isabella Ferrari e lo stesso Binasco. «Un testo come questo - chiosa il direttore dello Stabile di Torino - aveva bisogno di grandi attori, non solo bravi attori, ma attori “forti”, autonomi, con una certa “spiritualità”». La ragazza sul divano è quella che una donna di mezza età ritrae in un quadro. La ragazza è lei da giovane e mentre dipinge affiorano nella donna i ricordi di un’infanzia infelice, abitata dalla madre con la quale ha sempre avuto un pessimo rapporto, il padre marinaio che l’ha abbandonata, la sorella sessualmente disinibita che ha invidiato, lo zio che ha preso il posto del padre accanto alla madre.


Che ruolo avrà lei sul palco?
«Per me ho riservato un piccolo ruolo, quello del marito. Sono presente solo in tre scene. Solo così potevo dirigere la pièce».
Dopo “Sogno d’autunno” torna a proporre un titolo del drammaturgo norvegese.
Che cosa la colpisce della sua opera?
«La sua introspezione, la sua capacità di raccontare l’umanità. Chi non lo apprezza dice che mette in scena storie e personaggi qualunque, ritenendolo un difetto, mentre è vero il contrario».
Ha mai incontrato Fosse?
«Una volta a Bergen, l’ho visto per strada, ma non ho avuto il coraggio di fermarlo. Lui per me è un mito ed è sempre meglio non incontrare i propri miti».


Ha in mente di portare in scena altre opere di Fosse?
«No. Decido al momento che cosa ho voglia di fare».
E che cosa ha voglia di fare?
«Voglio fare teatro in modo più adulto. Finora, come regista, sono stato guidato da uno spirito adolescenziale, adesso non più. Voglio fidarmi di più di me, essere meno desideroso di compiacere. Ad esempio, voglio affrontare i classici, ma guardandoli diritto negli occhi, non prendendoli in giro. Voglio che il pubblico esca dal teatro con emozioni forti».
Quindi, d’ora in avanti, vedremo un nuovo Valerio Binasco?
«Sì, con questo spettacolo ho inaugurato un Binasco “adulto”, con uno sguardo più calmo e più sicuro sul mio lavoro».

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