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TEATRO STABILE

"La pazzia di Orlando": se Ariosto e Calvino si incontrano sul palco del Gobetti

Da martedì 9 a domenica 14 aprile, lo spettacolo per la regia di Graziano Piazza

"La pazzia di Orlando": se Ariosto e Calvino si incontrano sul palco del Gobetti

I protagonisti dello spettacolo in scena al Teatro Gobetti

Nell’epica guerra tra l’esercito di Carlo Magno e i Mori narrata nel poema cavalleresco di Ludovico Ariosto si innesta la vicenda amorosa della bellissima Angelica, in fuga da numerosi spasimanti, tra i quali il paladino Orlando. La ragazza, dopo alcune traversie, incontra un giovane fante saraceno ferito, il bellissimo Medoro, di cui si innamora e con il quale fugge in Catai. Quando Orlando scopre nel bosco le scritte d’amore incise negli alberi dai due giovani, impazzisce. La trama è quella dell’“Orlando Furioso”, di cui Calvino diceva: «È un libro unico nel suo genere e può - quasi direi deve - esser letto senza far riferimento a nessun altro libro precedente o seguente; è un universo a sé in cui si può viaggiare in lungo e in largo, entrare, uscire, perdercisi».

ARIOSTO PIU' CALVINO
Mettendo insieme l’Ariosto e Calvino è nato lo spettacolo “La pazzia di Orlando” che debutta martedì 9 aprile (ore 19,30) al Teatro Gobetti di Torino per la regia di Graziano Piazza, interprete insieme con Viola Graziosi, Irene Paloma Jona, Nicola Morucci (in replica fino a domenica 14 aprile). L’idea di un Ariosto visto da Calvino in questa nuova produzione del Teatro Stabile d’Abruzzo e del Teatro Stabile di Torino è stata di Pietrangelo Buttafuoco, già direttore artistico dello Stabile d’Abruzzo, il quale al testo del poeta emiliano ha unito la trilogia araldica di Italo Calvino formata da “Il visconte dimezzato”, “Il barone rampante”, “Il cavaliere inesistente”.

LE PAROLE DEL REGISTA
«Le cose perse in Terra – scrive Graziano Piazza nelle sue note allo spettacolo – dove vanno a finire? Orlando perde il senno sulla Luna, luogo della nostra aspirazione e somma di tutte le storie, ne è prigioniero. Cosa rimane? L’esilio della mente, ciò che è irraggiungibile: l’in-canto. Sempre cercando, Orlando percorre una Terra arida, ormai lunare e trova nei Tarocchi la composizione del suo racconto, in frammenti di poema che s’intrecciano per riacquisire la ragione tra Re e Regine di spade, Cavalieri di bastoni, Carro, Sole e Matto: il corto circuito fa parlare destini incrociati di figure, ombre lontane. L’ordito lunare e combinatorio sogna le nostre storie e le rielabora, nelle sue ampolle trattiene il dolore di tutte le vite non vissute. Un mondo all’incontrario al punto d’intersezione di tutti gli ordini possibili».

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