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La stagione

"Manon, Manon, Manon": la passionale Lescaut riapre il Teatro Regio

Il trittico con le opere di Puccini, Massenet e Auber in scena dal 1° al 29 ottobre

Teatro Regio

Erika Grimaldi, Manon di Puccini

Il primo ad ispirarsi al romanzo dell’abate Prévost, che trattava la storia di una travolgente passione tra l’affascinante Manon Lescaut e il giovane studente Des Grieux, era stato Daniel Auber nel 1856, il quale confezionò un’opera con uno stile leggero e brillante, tipico del Settecento. Poi fu Jules Massenet a comporre la sua Manon nel 1884, infondendole un carattere squisitamente ottocentesco. Infine, nel 1893 toccò a Giacomo Puccini, l’uomo del futuro, che proiettò la sua Manon Lescaut nel Novecento.

Ed eccole ora queste tre Manon così diverse, tre opere che in soli quarant’anni attraversano tre distinte epoche musicali, riunite in un solo trittico, presentate insieme. È la prima volta in Italia della trilogia “Manon, Manon, Manon” (main partner Intesa Sanpaolo) con cui prenderà avvio il 1° ottobre prossimo la stagione d’opera 2024-2025 del Teatro Regio di Torino.

Ad inaugurarla sarà la “Manon Lescaut” di Puccini, nell’anno dedicato al centenario della morte del compositore lucchese, seguita il 5 ottobre da quella di Massenet e il 17 ottobre dall’opera di Auber. Uno spettacolo in tre serate per un totale di 26 recite fino al 29 ottobre prossimo.

«Questo progetto - commenta l’assessore comunale alla Cultura Rosanna Purchia - segna la differenza tra una normale programmazione e la capacità di osare, di fare proposte straordinarie» e in più, sottolinea il direttore artistico Cristiano De Sandri, «fa approfondire stili musicali e approcci drammaturgici diversi su uno stesso soggetto».


Un progetto inedito, “delirante, entusiasmante e molto coraggioso” lo definisce il regista Arnaud Bernard, che vedrà tre direttori d’orchestra alternarsi alla guida dell’Orchestra e del Coro del Regio (quest’ultimo istruito da Ulisse Trabacchin): Renato Palumbo per Puccini, Evelino Pidò per Massenet e Guillaume Tourniaire per Auber.

Tre interpreti nel ruolo del titolo: rispettivamente Erika Grimaldi, Ekaterina Bakanova e Rocio Pérez, e tre cast distinti. Una produzione grandiosa. Basti pensare al numero dei costumi: ben 700, di cui «due realizzati su modelli originali di Cristian Dior» fanno sapere dal teatro di piazza Castello. Trattandosi, poi, di tre Manon diverse, il regista ha pensato a tre spettacoli diversi con tre diversi allestimenti.


E un unico filo conduttore: il cinema. «Per Puccini mi sono ispirato al realismo poetico, al cinema di Jean Gabin e Michèle Morgan, - spiega Bernard -; per Massenet ho pensato a Brigitte Bardot, perché lei è la vera Manon, la finta ingenua ragazza che rende pazzi gli uomini; la terza e più ingenua, meno sensuale Manon, quella di Auber, l’ho ambientata nel cinema muto». Quest’ultima Manon, aggiunge, «costituirà il legame tra il nostro progetto e Torino, la città dove è nato gran parte del cinema italiano»,


Tre Manon tutte da vedere (la Rai riprenderà tutti e tre i titoli sia per la radio, sia per la televisione). E per farlo a costi sostenibili, sottolinea il sovrintendente Mathieu Jouvin, «abbiamo cambiato la politica dei prezzi, abbiamo abbassato i prezzi per le categorie meno care, abbiamo messo posti a disposizione per persone in difficoltà e altre iniziative sono in programma».
Senza dimenticare le Anteprime Giovani.
In abbinamento alla trilogia, il Museo Nazionale del Cinema presenta al Cinema Massimo, nella prima settimana di novembre, un omaggio al cinema francese.

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