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Teatro Carignano
03 Ottobre 2024 - 17:23
Giuliana De Sio
«Nella mia carriera artistica ho interpretato molte madri, anche se io non sono mai stata madre. Sono stata una madre degenere, cattiva, infanticida, una madre molto giovane, poco materna, anche un po’ zoccola, ma non sono mai sono stata una madre nell’accezione più classica, una madre accudente». Madre accudente sarà Giuliana De Sio sul palco del Teatro Carignano in “Cose che so essere vere” (Things I know to be true) di Andrew Bovell per la regia di Valerio Binasco che sarà presentato in prima nazionale il 7 ottobre prossimo (in replica fino 27 ottobre).
Coprodotta dal Teatro Stabile di Torino - Teatro Nazionale, Teatro Stabile di Bolzano e Teatro Stabile del Veneto – Teatro Nazionale, la pièce, primo allestimento in Italia del testo del drammaturgo australiano, inaugurerà la stagione 2024-2025 dello Stabile torinese. Sulla pedana roteante allestita sul palcoscenico - «così si potrà vedere la scena da più prospettive» chiosa l’attrice - salirà anche Binasco. Con lui Fabrizio Costella, Giovanni Drago, Giordana Faggiano, Stefania Medri. E al pubblico a teatro la De Sio raccomanda: «Portate i fazzoletti».
Perché? È uno spettacolo molto triste?
«Sì. Si piange molto. Piangevano le persone che sono venute a vedere le prove e piangevano anche alla lettura del testo. Io no, non piangevo, perché sono più cinica. Spero, comunque, di riuscire a strappare anche qualche risata».
Di che cosa tratta?
«Parla di una famiglia con quattro figli che la madre voleva perfetti e che invece sono disfunzionali. Una famiglia all’apparenza felice ma che felice non è perché ha costruito un’apparente felicità su bugie, su verità nascoste e per questo finirà per sbattere su una grande infelicità».
Com’è il suo personaggio?
«Io sono Fran, sono la madre che cerca disperatamente di tenere tutto insieme, che ha un’ansia di controllo su tutto, anche sulla mente dei figli, ma cui tutto sfugge. Fran è una donna accudente, dalle aspirazioni semplici».
Lei si riconosce in questo personaggio?
«No, per niente. Io non sono mai stata accudita nella mia famiglia, non ho avuto il concetto della famiglia come eden, come nucleo felice. Ho avuto una famiglia smembrata con genitori separati e risposati più volte e adesso interpretare un personaggio come Fran è quasi un paradosso. Così sto lavorando a questa cosa dolorosa. Ho dovuto riprendere cose sepolte in un luogo inaccessibile, ho dovuto vedere cose che non avevo visto. Nella mia vita ho vissuto 12 vite, tra i personaggi che ho interpretato e le esperienze personali, per cui i drammi di Fran mi sembravano microdrammi, l’ho detto anche a Binasco. Invece no, non sono microdrammi perché le sue aspirazioni quano non si raggiungono esplodono in un macrodramma».
Ha altre madri in vista da interpretare?
«Sì, il prossimo anno con Filippo Dini sarò ArKadina nel “Il gabbiano” di Cechov».
Che tipo di madre sarà?
«Quella che porta il figlio al suicidio».
In collaborazione con Fondazione Quarto Potere
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