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Teatro Gobetti

Il teatro terapeutico di Concita. «Dalla depressione si guarisce»

“L’origine del mondo. Ritratto di un interno” di Lucia Calamaro in scena dal 22 ottobre

Concita De Gregorio

Concita De Gregorio

L’ambientazione è quella di un interno, un loft dove, dice una delle protagoniste, «non c’è neppure una parete per dare una capocciata». Da queste parole si comprende come l’umore che vi si respira non sia dei migliori. Sì, perché “L’origine del mondo. Ritratto di un interno”, lo spettacolo scritto e diretto da Lucia Calamaro che debutta il 22 ottobre (ore 19,30) al Teatro Gobetti di Torino (in scena fino a domenica 26 ottobre), parla di depressione, di solitudine, di relazioni famigliari difficili, di incomunicabilità. Ma, nonostante questo, assicura Concita De Gregorio, «è una storia che fa molto ridere». Nell’inedita veste di attrice la giornalista e scrittrice toscana è coprotagonista con Carolina Rosi e Mariangeles Torres di un testo che debuttò nel 2011 e che valse alla sua autrice 3 Premi Ubu.

Ora la Calamaro (che ha curato anche le scene, i costumi e il disegno luci) lo ripropone adattandolo alla contemporaneità. Tre donne, tre generazioni diverse, la nonna, la mamma, la figlia, si confrontano in un contesto familiare segnato dalla depressione della mamma. Uno spettacolo in tre atti, quello prodotto dal Teatro di Roma – Teatro Nazionale, da 50 minuti ciascuno: “Donna melanconica al frigorifero”, “Certe domeniche in pigiama” “Il silenzio dell’analista”.

La donna melanconica al frigorifero è Concita, così si chiama anche nella pièce. È la mamma depressa di Alice e ha scelto la casa come “temporaneo autoricovero”. In particolare nel frigo ha immagazzinato tutto il suo mondo. «C’è il cibo, ci sono i libri, le sigarette, lo spazzolino da denti, tutto quello che serve ed è qui che io vivo» spiega. Poi c’è il rapporto con la figlia, che nel terzo atto diventa anche l’ analista, una figlia tenace, e con la madre, donna energica, polemica, desiderosa di cambiare la situazione.


«Indago la coscienza di una persona in lotta con la depressione – è ancora la Calamaro -. Che ne uscirà, ma non sarà facile. Esploro gli stati d’animo mortificati di una figlia adultizzata, la sua assenza di modelli, la sua tenacia». E oltre ai personaggi un ruolo lo rivestono anche altri elettrodomestici, come la lavatrice che con il suo continuo girare è emblema di un continuo rigirarsi dei pensieri, delle cose, senza che si trovi una via d’uscita. Ma la via d’uscita alla fine c’è, perché, dice la Calamaro, «dalla depressione si guarisce».

In collaborazione con la Fondazione Quarto Potere

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