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Il concerto
28 Novembre 2024 - 16:00
Alberto Cotta Ramusino alias Tananai
Da “Veleno” (disco di platino) a “Storie brevi” (che con Annalisa ha raggiunto il doppio disco di platino) fino a “Ragni” (disco d’oro), il tormentone del momento. Tanani si presenterà il 3 dicembre all’Inalpi Arena di Torino con alle spalle un anno di successi, conseguenza del fenomeno “Tango”, pronto ad abbracciare il pubblico subalpino. Lo stesso che lo avrebbe voluto anche in piazza a Capodanno e che deve aspettare ancora qualche giorno per sapere, invece, cosa accadrà a Torino il 31 dicembre. Si farà chiarezza solo dopo l’ultima tappa del “Calmocobra Tour” che chiuderà i battenti proprio sotto la Mole.
Che momento sta vivendo?
«Da questo tour mi aspetto molte più emozioni banalmente perché ho molte più canzoni e quindi ho più sfumature da mostrare - racconta di Alberto Cotta Ramusino, vero nome del cantante di Milano, classe 1995 -. Mi aspetto gente nuova, diversa e anche chi c’era negli scorsi tour, ora più cresciuto».
Che rapporto ha con il suo pubblico?
«Una cosa che mi ha sempre colpito è la fatica che i fan sono disposti a fare per venire a cantare le canzoni. E’ una cosa che non do per scontata, è un grandissimo sacrificio che cercherò di ripagare con tutto quello che posso fare, grazie».
Che spettacolo vedremo?
«A livello di produzioni, luci, musiche è stato fatto un lavoro ancora più maturo rispetto al passato, i primi tour sono serviti per prendere dimestichezza con la dimensione palco, mi hanno detto “Tana riesce a gestire un palco, ora facciamo le cose in grande”. Questo disco, Calmocobra, lo ho fatto pensando anche molto ai live, l’80 per cento dei pezzi li ho fatti pensando di farli in posti come questo. Il sentimento che metto in questo tour è felicità pura nel rivedere la mia gente».
Come si sente oggi, dopo il successo?
«Di me ho scoperto che voglio fare questo per tutta la vita, stare sui palchi, vedere la mia gente, cantare le nostre canzoni. Ovviamente prima di salire sul palco sei in ansia e tutte le volte non nascondo che mi dico “ma chi me lo fa fare di fare sto mestiere”, ma poi appena metto il piede sul palco sento il calore della gente, non potrei vivere senza e la cosa bellissima è che essendo questo il mio terzo tour riconosco le facce delle persone in transenna, vedo gente cresciuta e stiamo crescendo, spero di invecchiare con loro».
Cosa ha imparato, invece, da successo?
«L’insegnamento che penso di portarmi più appresso è quello di non dare mai nulla per scontato. Non dare per scontato la fortuna che ho ricevuto nel poter fare della mia passione il mio lavoro, non dare per certa la presenza dei miei fan, perché come tutti i rapporti umani vanno curati e vanno preservati attraverso la sincerità nelle canzoni».
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