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Il collezionista folle

Turista torinese ritrova a Parigi lo specchio di Gauguin

Esistono storie che, se raccontate con la giusta dose di ironia, potrebbero sembrare uscite da un film di fantasia...

Piazza Massena  a Nizza

Piazza Massena a Nizza e lo specchio di Gauguin

PROLOGO

Esistono storie che, se raccontate con la giusta dose di ironia, potrebbero sembrare uscite da un film di fantasia più che da una cronaca. E questa è una di quelle. Immaginate un gruppo di massoni, impegnati in un’operazione tanto misteriosa quanto bizzarra, che, tra giuramenti e opere d’arte chissà come raccattate, decidono di fare un favore all’umanità: dimostrare che l’aldilà esiste, magari ritrovando qualche capolavoro dimenticato tra le bancarelle di un mercatino. E chi sono gli artefici di questo incredibile piano? I muratori, ovviamente. Non quelli da cantiere, ma i massoni, che giurano non solo di non tradire il segreto, ma di non esitare nel far girare Van Gogh e Picasso in giro per l’Europa, da Torino a Parigi, da Nizza a Borgo d’Ale. Ma la vera sorpresa è un’altra: il secondo giuramento, quello che promette di aiutare, anche dopo la morte, chi un tempo avevano ignorato. E qui entra in scena il nostro collezionista folle, è un turista qualunque che si trova tra le mani una scultura misteriosa, comprata per pochi spicci, e che si rivelerà… nulla meno che il leggendario specchio di Gauguin! E, come se non bastasse, c’è lo zampino di Gustavo Rol, il defunto che, in compagnia di Fellini, gli suggerisce di verificare un simbolo sulla cornice, che lo porta a scoprire una connessione straordinaria con la Polinesia. Ecco come il collezionista folle si ritrova con un pezzo di storia dell’arte in mano e con l’idea che, forse, qualche spirito benevolo abbia deciso di aiutarlo a compiere la sua missione. O forse è solo un altro gioco del destino, tra vivi e morti.

LA GRANDE PARTITA TRA VIVI E MORTI

Il gran massone sul pavimento a scacchi saltellava da un quadrato nero all’altro bianco, con incedere elegante ed a tratti goffo. Era contento che tutti i suoi muratori della loggia, nessuno escluso, avevano giurato che non avrebbero tradito il gioco e sempre depistato colui che avesse chiesto approvazioni o perizie di autenticità sul dipinto trovato nel mercatino. Potevano starne certi: ad un segnale sarebbero state distribuite decine di opere d’arte al Balon di Torino, al mercato delle pulci di Parigi, al mercatino di Nizza ed a quello di Borgo d’Ale: non quadretti di poco conto ma dipinti e sculture di rinomati artisti, da Picasso a Matisse, pure qualche Van Gogh e sculture da Degas a Gauguin, Giacometti e Fontana.


Un muratore, così sono chiamati i massoni obbedienti prima di conquistarsi i gradi fino al 33°, non tradirebbe mai la consegna per non perdere il vantaggio acquisito: un sicuro posto in Banca o alle Poste, un posto da bidello nella Scuola comunale, un’assunzione come medico al pronto soccorso in ospedale o come guidatore di tram o di taxi.
Ma c’era per tutti una sorpresa finale inaspettata: non sarebbe bastato il primo giuramento, occorreva prestare un secondo giuramento alla fine della seduta, quando i martelli, secondo il rituale, avrebbero battuto all’unisono.
Lo smarrimento sconvolse l’espressione dei volti dei massoni. “Dopo che sarete morti, dovrete aiutare colui al quale prima negaste il vostro conforto. Lo giurate voi ?” Chiese il Gran Maestro con voce stentorea. Alla chiamata tutti risposero in coro: “Lo giuro!”.


Un fratello muratore osò con voce flebile rivolgersi al Gran Maestro : “ Ma perché mai?”.
La risposta trattenne i presenti silenziosi all’ascolto: “Il Vostro compito sarà quello di dimostrare la sopravvivenza del vostro spirito intelligente dopo la vostra morte, facendo accadere nel mondo dei vivi una improbabile sequenza di ritrovamenti di opere d’arte, agevolandone il riconoscimento. Solo così, col loro ritrovamento, avremo la certezza dell’esistenza dell’aldilà, del sopra come il sotto, e del principio per cui è il pensiero che crei l’evento!”.


La seduta si chiuse con la fraterna e comune sensazione che il compito affidato fosse davvero di grande importanza per l’umanità, e ciascuno si adeguò ad obbedire mantenendo il segreto. Fu così che chi avesse ricercato opere d’arte nei mercatini, avrebbe potuto fare una grande scoperta. Si tramanda che a un turista capitò di trovare al “marché aux puces” di Parigi, abbandonata per terra, una curiosa corona formata da alcune sculture lignee disposte attorno ad uno specchio.

L’oggetto suscitò la sua curiosità e lo acquistò a poco prezzo senza porsi troppi problemi. Nella sua immaginazione ebbe il presentimento che potesse trattarsi di un premio o anche solo di una forma d’incoraggiamento a proseguire in quella che credeva fosse la sua missione di recuperare opere d’arte perdute o disperse dopo la guerra. Tornato in albergo si rese conto che una delle figure scolpite erano le fauci di un coccodrillo, il simbolo della rinascita, e che nell’incavo di una fauce gli parve di intravede il cognome di Gauguin! Le mani gli tremarono quando esaminando il retro della scultura, intravide un segno curioso. Fu durante la notte, in un sogno in cui gli apparve la persona di Gustavo Rol in compagnia di un suo amico, il grande regista Federico Fellini, l’inconscio gli suggerì che quel segno misterioso sulla cornice fosse in realtà l’isola della Polinesia Francese dove risiedette e morí Paul Gauguin! Una semplice verifica sulle carte geografiche tramite la intelligenza artificiale, in tempo reale gli diede la certezza di avere tra le mani lo specchio con cui il grande scultore e pittore Paul Gauguin si sarebbe fatto la barba tutte le mattine. E di sicuro si sarebbe aggiustato anche i baffi!

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