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Il collezionista folle
23 Febbraio 2025 - 08:02
Ecco il capolavoro di Degas
PROLOGO
Ci risiamo. Ancora una volta, il Collezionista Folle – con la sua disarmante naturalezza e una buona dose di fortuna che farebbe impallidire perfino Indiana Jones – è riuscito a imbattersi in un’opera d’arte di valore inestimabile. E, come sempre, in circostanze che farebbero alzare più di un sopracciglio anche ai più inclini alla sospensione dell’incredulità. Questa volta, il ritrovamento non avviene in una soffitta polverosa né tra le bancarelle di un mercatino dell’usato ma sulla strada, letteralmente. Una tavola dipinta, mal legata sul portapacchi di una vettura, sbatte al vento della Val di Susa fino a catturare l’attenzione del nostro protagonista. E qui parte la consueta sequenza di eventi improbabili, dove un ex voto, un affare concluso con il pieno di benzina e una serata di ricerca febbrile conducono alla sorprendente rivelazione: la tavola è collegata nientemeno che a Edgar Degas. Già, perché cosa mai potrebbe trovare per caso il Collezionista Folle se non un’opera dimenticata di un grande maestro? Ma non è tutto. Perché il nostro eroe, non pago della scoperta, decide di sottoporla all’insindacabile giudizio della tecnologia moderna. Armato di iPhone e flash radente – strumenti ben più efficaci, a quanto pare, di decenni di analisi storiche – riesce a svelare un dettaglio nascosto: il volto stesso di Degas, celato sotto un sottile strato di pittura, pronto a farsi beffa degli scettici e a strizzare l’occhio a chi crede nei miracoli dell’arte (o della buona sorte). Quindi, prepariamoci a un nuovo capitolo della saga del Collezionista Folle, dove tra aneddoti incredibili e intuizioni geniali la storia dell’arte si arricchisce di un altro pezzo perduto. Perché se c’è una cosa certa, è che finché il nostro protagonista continuerà a girovagare per il mondo, le grandi scoperte non finiranno mai.
DOV’É DEGAS?
La giornata primaverile di vent’anni fa era ventosa, un vento a tratti piacevole ed a tratti cattivo che spirava dalla val di Susa. Alla guida della mia Jaguar color ciliegia, seguivo stancamente la vettura che mi precedeva con un tavola piana sul portapacchi posto sul tetto. Non era possibile superarla per via degli apparecchi che controllavano la velocità delle auto. Le folate di vento facevano sobbalzare la tavola forse mal legata. Notai che l’indicatore della benzina lampeggiava, eppure stavo andando a Gpl. “Molto strano, pensai, ora mi fermo a controllare al primo distributore”. Caso volle che anche l’auto che mi precedeva mise la freccia per fermarsi al distributore di benzina. Colsi l’occasione per scendere dalla vettura. «Guardi che Lei corre il rischio di perdere la tavola!», avvisai sorridente il conducente che stava facendo benzina. Un uomo dall’età indefinibile con degli occhi azzurri che mi colpirono per la loro intensità e con cui mi osservarono, come se mi conoscesse da lungo tempo. «Davvero? Me l’hanno regalata degli amici, non ho potuto rifiutarmi di accettare ma non saprei proprio cosa farmene. Ho già il box auto tutto ingombro. Lei ha un box auto libero?». Nel frattempo io mi ero avvicinato alla sua auto e vidi che era dipinta. «Mi scusi ma il suo amico è un pittore?». … «Quel dipinto è un ex voto di una loro conoscente che si salvò una volta, ma non la seconda» mi rispose ridendo e riponendo l’ugello del distributore nella colonnina.
«Avrebbe bisogno di un ex voto? Se vuole le vendo la tavola dipinta e l’ex voto !». … «Dice davvero? Me la venderebbe se le pagassi il pieno di benzina?». Mi guardò divertito e concludemmo l’affare, facendomi notare che non aveva fatto il pieno di benzina e che quindi avrei fatto un grande affare. La tavola entrò di misura dal portellone posteriore della mia auto e dovetti guidare fino a destinazione piegato tutto in avanti con la tavola che mi premeva sul collo ad ogni semaforo. Quando la estrassi dall’auto notai che era dipinta da due lati: in uno l’ex voto, nell’altro una donna che sembrava mangiare una nocciolina facendola cadere in bocca dall’alto. Così disse mio suocero quando portai il trofeo in casa. Ma il Marchese Bosco Berardi non poteva sapere cosa avrei poi scoperto io in quella serata ventosa.
Iniziai una difficile ricerca su diversi libri. Questo quadro era sulla carrozza del banchiere De Gas padre di Edgar Degas, quando sulla strada della Rezza in località Pavarotti fu colpito da ictus. Il figlio lo cercò per mari e monti, finalmente fu avvisato da parenti di Torino.
Lasciò scritto nelle sue lettere “Un cattivo vento mi portò a Torino “…. Le opere che erano sulla carrozza furono lasciate per pagare i fornitori e chi lo ospitò. Il banchiere fu trasportato a Capodimonte (dopo Napoli) dove i De Gas avevano la casa natìa, ora trasformata nel Museo di Degas.
Chiediamoci ora chi è la ballerina ritratta… La ballerina è Agostina Segatori colei che divenne la compagna di Oscar Buscaglione (padre di Fred), maestra di danza a casa del Ministro plenipotenziario Bona Veggi (Carmagnola).
Il volto di Degas è dipinto sotto il bianco del braccio della ballerina (ad arco). L’avevate intuito vero?
Io lo scoprii con l’iPhone facendo una fotografia col flash radente alla superficie del dipinto. Il volto del pittore mi apparve sorridente sullo schermo del cellulare e parve che mi dicesse “bravo ! Non sei così folle come dicono!”.
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