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Musei Reali

La "prima" Venere di Botticelli è custodita a Torino, ma quanti lo sanno?

L'opera sarà in mostra a Palazzo Chiablese in occasione dell'esposizione dedicata a "Bellezza, Natura, Seduzione"

Venere

La Venere di Torino

Non sempre occorre comprare biglietti aerei e organizzare gite fuori porta per ammirare i capolavori dell'arte. A spasso per Torino, tra i suoi tesori museali, capita di imbattersi in opere di incommensurabile valore a livello mondiale. Quanti sanno, per esempio, che i Musei Reali di Torino custodiscono, all’interno delle collezioni della Galleria Sabauda, una delle Veneri attribuibili a Sandro Botticelli? Esatto, è proprio così, e l'opera sarà esposta proprio prima di Pasqua, insieme a tante altre, nella grande mostra che si aprirà il 17 aprile a Palazzo Chiablese dal titolo “Da Botticelli a Mucha. Bellezza, Natura, Seduzione”.

Non considerando la Venere più celebre al Museo degli Uffizi di Firenze, si ritiene infatti che solo altre tre siano nate dalla mano di Botticelli o della sua bottega: la Venere di Berlino, una in una collezione privata a Ginevra e, appunto, la  Venere di Torino.

Secondo le fonti storiche, la Venere che oggi è a Torino fu acquistata da un reverendo inglese a metà dell’ottocento e poi ceduta ad un barone.

Per molto tempo considerata perduta, fu ritrovata dagli eredi di quest’ultimo e arrivò infine nelle mani del collezionista biellese Riccardo Gualino; dal 1930 è alle Gallerie Sabaude. Non a caso oggi è nota appunto come la Venere di Torino. 

Il dipinto è indissolubilmente legato alla stessa “Nascita di Venere” che riscosse fin da subito un incredibile successo: già all’epoca, la committenza richiese la realizzazione di altre immagini con soggetto questa figura femminile.

Botticelli nella Venere di Torino, che può essere considerata come un vero e proprio disegno preparatorio dell’opera a Firenze, sceglie di ritrarre esclusivamente la figura della donna in piedi su uno sfondo nero.

Si tratta di nudi monumentali, che possono essere annoverati tra i primi dipinti senza soggetti sacri dell’Europa post classica e che trovano il proprio modello in opere come la Venere de’ Medici, o Venere pudica, dove la Dea si copre con le mani il seno e il pube.

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