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grande lirica
29 Marzo 2025 - 16:05
Una delle scene de "La dama di picche"
Cajkovskij la considerava la sua opera più bella. «Devo confessare - scriveva il compositore - che mi piace più di tutte le altre che ho composto e che non riesco a suonare molti passaggi come si deve per l’emozione traboccante. Mi toglie il respiro e ho voglia di piangere. Mio Dio, è possibile che mi sbagli? Vedremo». In realtà “La dama di picche”, opera in tre atti e sette scene basata sull’omonimo racconto di Aleksandr Pushkin che il musicista russo compose nel 1890 su libretto del fratello minore, Modest Cajkovskij, non è tra le sue più celebri. Venne eseguita in Italia per la prima volta solo nel 1906 e dopo quasi mezzo secolo di oblio, fu ripresa nel 1952 a Firenze.
A tutt’oggi si trova raramente sul repertorio dei teatri lirici. La troviamo, invece, nel cartellone del Teatro Regio di Torino dove andrà in scena da giovedì, 3 al 16 aprile presentata nella produzione realizzata lo scorso anno dalla Deutsche Oper di Berlino e firmata dal regista britannico Sam Brown che ha ripreso un’idea concepita da Graham Vick, prematuramente scomparso nel 2021.
Sul podio a dirigere l’Orchestra, il Coro e il Coro di voci bianche del Regio (questi ultimi istruiti rispettivamente da Ulisse Trabacchin e Claudio Fenoglio) salirà il maestro Valentin Uryupin, che al Teatro Regio aveva esordito nel 2023 con “La sposa dello zar” di Rimskij-Korsakov. La dama di picche, la contessa cui Hermann, giovane ufficiale ambizioso, senza prospettive ma pieno di illusioni, cerca di carpire il segreto di tre carte infallibili per vincere al gioco, sarà Jennifer Larmore.
Con un gruppo di solisti specializzati nel repertorio russo di fine Ottocento - l’edizione è in lingua originale russa - il mezzosoprano statunitense darà vita a una storia ambientata a San Pietroburgo nel Settecento. Una storia sulla disperata ricerca di una felicità irraggiungibile di cui sono protagonisti, oltre alla contessa, Hermann, interpretato dal pluripremiato tenore russo Mikhail Pirogov, e Lisa, la nipote della contessa di cui Hermann si innamora, cui dà voce e volti il soprano Zarina Abaeva. Tre personaggi il cui tragico destino è inevitabilmente segnato dall’ossessione di Hermann per sfuggire alla sua esistenza incolore. «Hermann - spiega il regista - si muove in una dimensione fatta di illusioni, una sorta di “realtà Instagram” ante litteram, dove la felicità altrui gli sembra scintillante e perfetta, ignaro delle incrinature che la percorrono».
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