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Dal vivo
09 Aprile 2025 - 06:25
Pupo, Enzo Ghinazzi, classe 1955
“Quando si vuole, si può migliorare la propria vita e farne qualcosa di spettacolare”. E’ la filosofia che sta alla base dell’esistenza artistica e privata di Pupo, ovvero Enzo Ghinazzi, il cantante italiano più conosciuto all’estero, uno dei padri di un pop così leggere e folcloristico da riuscire a conquistare i mercati stranieri, quelli dell’Europa dell’Est in particolare. Toscano fino al midollo, a settembre compirà settant’anni e ne festeggerà al contempo cinquanta di una carriera che tutti hanno imparato a conoscere sulle notte delle leggerezza di brani intramontabili come “Su di noi” e “Gelato al cioccolato”. E si intitola “Su di noi… la nostra storia” il concerto con cui i torinesi lo potranno riabbracciare questa sera al Teatro Alfieri. Un appuntamento che cade a poco più di un anno dall’ultimo show sotto la Mole.
«Sì, Torino è una città che amo - racconta Pupo - l’ho frequentata tantissimo, una delle mie figlie, inoltre, vive a Cuneo».
Che spettacolo sarà?
«Sarà ricco di novità, presenterò al pubblico alcuni nuovi brani, parte del nuovo album in uscita il 4 maggio, realizzati sullo stile schlager».
Ci spieghi meglio?
«Lo schlager è un genere di musica molto pop, quasi folcloristico, la parola deriva dal tedesco e indica canzonette di successo, ballate. Io all’estero sono conosciuto soprattutto per questo».
In Russia soprattutto...
«Sì, ma non parliamo della Russia, basta polemiche e strumentalizzazioni».
Lo schlager è un po’ come la musica che abbiamo imparato a conoscere con l’Eurovision.
«Esatto, io lo seguo da sempre e sogno di parteciparvi. Preferirei l’Eurovison a Sanremo».
Ma se il suo amico Carlo Conti la chiamasse?
«Non potrei dire no, io e lui siamo come fratelli, ma io non credo di propormi».
Cinquant’anni di carriera, tra alti e bassi ma, alla fine lei ce l’ha sempre fatta.
«Sì, ho avuto periodi bui, anche legati al gioco. A venticinque anni ero miliardario e da lì non ho più capito nulla. Credevo che sarei morto giovane quindi non mi interessava spendere. Mi ha salvato la salute, sono invecchiato e ho capito che dovevo smettere».
E poi c’è l’amore...
«Esatto di mia moglie Anna e della mia amante Patricia, siamo una famiglia sola».
Chi amo di più?
«Le amo allo stesso modo e loro lo sanno. Non potrei farne a meno e guai a chi me le tocca. Geloso io? Sì, fedele mai».
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