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Il disco

Anastasio: "Mi sono laureato e sono tornato per dire che le macchine non sanno pregare, ecco perché..."

Il fenomeno napoletano dell'hip hop a sorpresa stasera al Capodoglio per presentare il suo nuovo album

Anastasio

Anastasio, classe 1997

Tra citazioni di Baudelaire  e sconfinamenti in altre espressioni artistiche, si può considerare un rapper quantomeno anomalo. Signori, Marco Anastasio in arte Anastasio e basta. Il ragazzo campano che sta rivoluzionando il mondo dell’hip hop e si è imposto al grande pubblico vincendo nel 2018,  ad appena 19 anni, la decime edizione di X Factor questa sera è stato ospite al Capodoglio dei Murazzi per il firmacopie del nuovo album  “Le macchie non  possono pregare”. Anticipato dal singolo “Una cosa semplice, questo cd disponibile anche in formato vinile, arriva a due anni da “Mielemedicina”. Un’avventura del tutto nuova accompagnata anche da una graphic novel, a dimostrazione che la creatività non va mai da una parte sola. Prima della giornata torinese, il cantautore nato a Meta di Sorrento nel 1997, riflette sul questo particolare momento creativo.

Cosa ha fatto in questo periodo?

"L’anno scorso mi sono laureato in Scienze Agrarie e poi ne ho approfittato per girare un po’ il mondo, l’Asia soprattutto e l’India".

Cosa ricorda dell’esperienza ad X Factor?

"Dal talent ho imparato ad essere disciplinato. Ero molto giovano e, questa prova, avrebbe potuto anche distruggermi facendomi sentire in un tritacarne. E invece non è successo. E’ pazzesco perché, in appena tre minuti, devi dimostrare quanto vali. Ho provato una sensazione analoga a Sanremo nel 2020, quando ho portato  il brano Rosso di sera”.

Come nasce il titolo di questo album?

"E’ una constatazione nata dal fatto che, comunque, all’uomo, rimane sempre la possibilità di fare esperienze spirituali cosa che alle macchine così tecnologicamente perfette, non è concesso. Non sono contro il progresso, anzi. L’uomo però ha sempre qualcosa in più".

La canzone in cui si ritrova di più in questo momento?

"Mi ritrovo in tutti i brani dell’album, ma, dovendo scegliere, dico La mosca e Ipocrita fratello”.

Il mondo dell’hip hop in Italia ultimamente finisce spesso a processo. Cosa ne pesa?

"Non mi interesso di questo. Credo che alcuni musicisti ormai siano solo impegnati a costruire il proprio mito".

Nel 2018  ha dedicato una canzone a Maurizio Sarri, perché proprio un brano sull’ex tecnico del Napoli.?

"Quella canzone ha avuto una storia particolare, ed è stata adottata anche dai tifosi della curva. Questa cosa mi ha fatto molto piacere. Come vedo l’attuale stagione degli azzurri? Diciamo che la vedo, mi è ben presente. Non voglio dire di più".

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