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Aspettando il Papa
06 Maggio 2025 - 17:50
Il Giudizio Universale
Quando Papa Sisto IV della Rovere ne ordinò la costruzione, nel 1475, Michelangelo veniva alla luce. Nasceva così la Cappella Sistina, il luogo dove ogni Papa sa di essere unico e allo stesso tempo si misura al cospetto di Dio con il limite del proprio potere spirituale. E nasceva così, anche uno dei rappresentanti più importanti che la storia dell’arte abbia mai avuto. E loro, la Cappella Sistina, oggi di nuovo al centro della cronaca internazionale per via dell’inizio del Conclave, e Michelangelo, si ritrovarono 33 anni dopo. Non fu amore a prima vista, ma l’inizio di un rapporto controverso.
Già affrescata alle pareti dal lavoro di alcuni dei massimi esponenti della seconda metà del Quattrocento (Sandro Botticelli, Pietro Perugino, Pinturicchio, Domenico Ghirlandaio, Luca Signorelli, Piero di Cosimo, Cosimo Rosselli, solo per citarne alcuni) Papa Giulio II, affidò allo scultore fiorentino l’affresco della cupola. Tra il Papa e Michelangelo non correva buon sangue, le loro incomprensioni risalivano ai tempi in cui il capo della chiesa gli commissionò la tomba - oggi custodita a San Pietro in Vincoli dove compare la mastodontica scultura del Mosè - e la richiesta di quell’affresco risuonò come una sfida. C’era lo zampino di Bramante che istigò il Papa in modo da mettere in cattiva luce Michelangelo e portare alla ribalta la figura dell’amico Raffaello Sanzio. Ma, così non fu, e Michelangelo, che certo non amava il disegno quanto la scultura, si mise al lavoro e in quattro anni, quasi completamente da solo, elaborò la sua Creazione consegnando alla storia un capolavoro senza tempo. Con il naso all’insù, i 133 cardinali contemporanei penseranno e si confronteranno alla ricerca del nuovo Papa, facendo silenzio al cospetto di cotanta bellezza e illuminati dai colori di quei dipinti che paiono uscire dalle mura. E’ vero, decine e decine di operai in queste ore stanno realizzando con una corsa contro il tempo la scenografia che dovrà garantire la conservazione degli affreschi mentre i porporati si confronteranno, ma loro, quei dipinti, saranno sempre lì, protagonisti silenziosi ma risonanti.
Il mondo che spia dal buco della serratura mediatico non aspetta altro che ammirare quelle immagini, quel celeste cielo che arriva da dove il cielo ha inizio. Nel 1536, poi, Papa, Clemente VII convinse Michelangelo, ancora provato fisicamente per gli sforzi della Creazione, ad affrescare la parete dietro l’altare. Lui accettò, ne nacque il Giudizio Universale, un capolavoro della pittura realizzato proprio da colui che pensava di essere nato (solo) con lo scalpello in mano.
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