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Il Festival nel caos
19 Maggio 2025 - 14:37
Carlo Conti e la Marcuzzi
“Perché tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi” scriveva Giuseppe Tomasi di Lampedusa e, in effetti, quello che è accaduto negli ultimi mesi fra Sanremo e la Rai in merito al Festivalone, ha un qualcosa di gattopardesco. Perché? Perché dopo il clamoroso affondo della cittadina ligure che a marzo, quasi a sorpresa, indette un bando per l'attribuzione della rassegna aperto ai broadcaster internazionali - cosa che fece andare su tutte le furie Viale Mazzini la quale rispose con una sorta di ricatto psicologico della serie: "allora cambiamo città", catapultando prepotentemente Torino nell'affaire -, dopo tutto questo caos è successo un fatto che ha dell'incredibile, ma forse neanche tanto. In sostanza, l'unica grande emittente che esattamente alle 12,30 di oggi, 19 maggio, ha presentato la documentazione al Comune di Sanremo inerente la gara è stata la Rai. Il che significa che anche questa volta (come sempre d'altronde), non ci sarà concorrenza per la tv di stato che, quindi, quasi certamente, si aggiudicherà le tre prossime edizioni della rassegna (2026, 2027, 2028) più altre due successive.
"Si tratta della solita faccenda all'italiana - commenta a Torino Cronaca Sergio Cerruti, fondatore della Just Entertainment che con la sua denuncia vinse il ricorso al Tar contro l'affidamento diretto del Festival della canzone italiana, da parte del Comune di Sanremo, alla Rai - non mi stupisco ma, in fondo, il bando aveva messo delle condizioni impossibili per le altre emittenti. Discovery, aveva detto pochi giorni fa che non avrebbe partecipato, cosa, tra l'altro, non proprio elegante essendo il bando ancora aperto, e oggi scopriamo che neppure Mediaset ha presentato i documenti. Sono solo felice di avere smosso le acque e di avere fatto sì che, almeno, un bando si facesse. Mi chiedo una cosa però: se il 22 maggio il Consiglio di Stato confermasse l'illegittimità dell'assegnazione diretta alla Rai delle precedenti edizioni del Festival, quest'ultima potrebbe in ogni caso vincere, da "colpevole", l'attuale bando? In sostanza, non pagherebbe per quel reato, non pagherebbe nessuno. Appunto, solite cose all'italiana". E c'è anche chi grida al "no TeleMeloni".
Con oggi si spegne, quasi certamente, anche il sogno di potere ospitare a Torino una rassegna della musica, un nuovo "Sanremo", così come aveva paventato la Rai riuscendo, con questa illusione, a mettere sul "chi va là" il Comune ligure. Un'illusione, questo ciò che resta alla città della Mole in una faccenda che, come prevedibile, molto probabilmente non cambierà proprio nulla.
Certo, adesso, inizia la fase di analisi della documentazione da parte di Sanremo ma, è difficile che ci siano intoppi.
"Se le verifiche di congruità e delle procedure giuridiche in corso confermeranno l'esito delle procedure sulla manifestazione del Festival di Sanremo, si aprirà poi la fase di negoziazione prevista dal bando - commenta il sindaco della città dei Fiori, Alessandro Mager -. Certamente quello di oggi è stato un passaggio chiave e come amministrazione possiamo dirci soddisfatti di questo esito".
Per quanto riguarda le condizioni, però, ci sono dei cambiamenti. L'emittente dovrà garantire:
un corrispettivo non inferiore a 6 milioni e 500 mila euro, oltre a una percentuale non inferiore all’1% su tutti gli introiti derivanti dai proventi pubblicitari e dallo sfruttamento dei marchi concessi.
Tra le spese che dovrà affrontare ci sono anche gli eventi collaterali sarà a carico del partner, tra cui il palco esterno (piazza Colombo) sul quale dovranno esibirsi artisti presenti al Festival o ospiti di pari importanza artistica, con collegamento con la manifestazione principale durante la diretta televisiva serale. Il Comune si occuperà della scelta della sede dell’evento e del costo di affitto della stessa.
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Nella manifestazione di interesse è prevista anche la trasmissione di “Sanremoinfiore” e un’altra manifestazione a scelta dell’amministrazione comunale oltre ad altre due manifestazioni da concordare con l’amministrazione comunale, di cui una nel periodo estivo. Nell’accordo è prevista anche la partecipazione al Festival dei due vincitori di “Area Sanremo” e dell’Orchestra Sinfonica oltre ad un evento per la posa, in via Matteotti, della targa del vincitore di ogni edizione del Festival della Canzone Italiana.
Tra le clausole ce n’è una molto particolare che, almeno sulla carta, solo la Rai (o forse Mediaset) avrebbe potuto garantire. Quella degli ascolti: in pratica nel caso in cui una o più edizioni ottengano una media del 15% inferiore alla percentuale media degli ascolti delle precedenti cinque edizioni del Festival, il Comune potrà interrompere il rapporto con il broadcaster senza dover pagare nessuna indennità. In pratica, chi si aggiudica il Festival dovrà garantire una media di poco superiore al 50% degli ascolti.
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