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Mostra del Cinema
27 Agosto 2025 - 06:48
La fascinazione della cronaca nera non è una novità di questo periodo, ma negli ultimi anni il racconto di delitti, di torbide vicende private, di assassini (apparentemente) inspiegabili è diventato sempre più un passatempo comune: da Garlasco ad Avetrana, le città più o meno grandi in cui qualcosa di simile è avvenuto, sono diventate luoghi da visitare, da studiare, fissi nella memoria collettiva.
Non è strano, anzi, che il cinema se ne nutra e l'edizione 82 della Mostra di Venezia che inizia ufficialmente oggi, per chiudersi sabato 6 settembre, lo dimostra in tutte le sue sezioni. Da “Elisa” di Leonardo Di Costanzo in concorso ufficiale, in cui Barbara Ronchi interpreta una donna che senza motivi apparenti ha ucciso la sorella maggiore e ne ha bruciato il cadavere, ad “Ammazzare stanca”, di Daniele Vicari (sezione Spotlight), su un assassino seriale attivo negli anni Settanta, le proposte sono tante.
La più stimolante è di certo “La gioia” di Nicolangelo Gelormini, interpretato da Valeria Golino, Jasmine Trinca e Saul Nanni e girato lo scorso autunno a Torino. In questo caso l'ispirazione è il delitto Rosboch, avvenuto nel Canavese, a Castellamonte, nel gennaio 2016. Un'insegnante irretita e poi uccisa da un suo studente: Golino è perfetta nel rendersi anonima e quasi insignificante, Nanni lo è altrettanto nel ruolo ambiguo dello studente-assassino: le prime immagini diffuse sono eloquenti, la prima assoluta del film è prevista nella sezione Giornate degli Autori (è l'unico film italiano in quel concorso) domani, giovedì 28 agosto, alle 16,45.
«L’irruzione di Alessio nella tranquilla esistenza di Gioia, che non conosce la vita se non attraverso i libri e l’amore attraverso Flaubert, non può che produrre un’irreversibile collisione», spiega Gelormini presentando il film. «Gioia e Alessio sono due personaggi ricreati nella fantasia, nell’invenzione cinematografica per dare corpo al sentimento di isolamento che caratterizza il nostro presente. Attorno a loro si dibattono disperatamente figure meschine, incattivite dalla vita di una provincia feroce».
La famiglia del ragazzo è (più o meno) complice, di certo non si tratta di un omicidio nato dall'ambiente circostante: il film si ispira non direttamente dalla cronaca ma dall’opera teatrale “Se non sporca il mio pavimento” di Giuliano Scarpinato e Gioia Salvatori. «Il sacrificio laico di Gioia, che con la tenace purezza dei propri sentimenti non si è conformata al cinismo del mondo, segna la definitiva impossibilità di redenzione dal male per chi il male ha commesso».
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