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Musei Reali
22 Novembre 2025 - 06:00
Una delle meravigliose opere in mostra
La più ambiziosa, per numero di opere esposte, rimane quella del 2001-2002, ospitata in tre sedi, al Museo di Palazzo Venezia a Roma, al Metropolitan Museum di New York e al Saint Louis Art Museum. «Ma quella storica retrospettiva – rimarca la direttrice dei Musei Reali di Torino Paola D'Agostino – riguardava entrambi i Gentileschi, Orazio e Arthemisia, padre e figlia». Questa di Torino, invece, è dedicata soltanto a Orazio «ed è la prima monografica di ampio respiro a lui intitolata».
Si apre oggi nelle sale di Palazzo Chiablese “Orazio Gentileschi. Un pittore in viaggio”, rassegna organizzata dai Musei Reali di Torino e da Arthemisia e curata da Annamaria Bava e Gelsomina Spione (rimarrà allestita fino al 3 maggio 2026). Una di quelle mostre «come non se ne vedono più - sottolinea Iole Siena presidente di Arthemisia - perché è sempre più difficile fare rassegne di arte antica a causa dei costi per trasporti, assicurazioni e varie».

A testimoniare il valore di questa rassegna, entrata nel programma culturale delle Olimpiadi Milano Cortina, quei 40 capolavori che la compongono, con prestiti da prestigiose istituzioni internazionali, oltre che da privati. Proviene dal Louvre di Parigi la tela “La felicità pubblica che trionfa sui pericoli”, dal Museo del Prado di Madrid il “Mosè salvato dalle acque”, il “San Francesco d'Assisi sorretto da un angelo”, il “Ritrovamento di Mosè”, opera mai esposta prima in Italia. Dai Musei Vaticani arriva “Giuditta e Abra con la testa di Olofeme”, mentre dai Musei Nazionali di Perugia “Santa Cecilia che suona la spinetta”.
È conservato, invece, a Palazzo Madama di Torino il “San Girolamo” e alla Galleria Sabauda la grande pala con l’“Annunciazione”, una delle vette più alte raggiunte da Gentileschi, qui messa a confronto con il dipinto dello stesso soggetto della Chiesa di San Siro a Genova. Articolata in dieci sale, la mostra ripercorre la vita e la carriera del pittore toscano, artista raffinato, pittore della luce e del colore.

In mostra, tra gli altri, anche “I tre figli maggiori di Carlo I d'Inghilterra” di Antoon van Dyck e tre dipinti di Arthemisia. «Questo progetto scientifico - è ancora la direttrice D'Agostino - ha potuto contare sulla collaborazione dei due curatori della retrospettiva del 2001, Keith Christiansen e Judith W. Mann». E aggiunge: «Il fatto, poi, che questa mostra sia presentata a Torino assume un valore particolare. Gentileschi, infatti, aveva mandato delle opere ai Savoia per ingraziarseli e favorire la sua chiamata come artista di corte. Ciò non avvenne, per cui questa mostra è una sorta di riconoscimento a uno dei più grandi pittori del Seicento, la cui fama è stata in parte oscurata da quella della figlia Arthemisia».
In collaborazione con Fondazione Quarto Potere
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