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SIMBOLO DI TORINO

Coraggio e sacrificio:
così Pietro Micca si è
trasformato in eroe

Coraggio e sacrificio: così Pietro Micca si è trasformato in eroe

Pietro Micca

Nella storia italiana, vi sono personaggi che si distinguono per la loro straordinaria dedizione al dovere e al coraggio senza pari. Tra questi, spicca il nome di Pietro Micca, un eroe nazionale le cui gesta rimangono intrecciate con l’epica difesa di Torino durante l’assedio del 1706.
La sua storia è un esempio di devozione e sacrificio che ha lasciato un’impronta indelebile nella memoria collettiva. Il XVIII secolo fu un periodo turbolento per l’Italia e il Piemonte in particolare, con diverse potenze europee che cercavano di espandere il proprio dominio sulla penisola.
Nel 1706, durante la Guerra di Successione Spagnola, l’esercito francese e quello spagnolo lanciarono un assedio su Torino, città strategica e cuore del Ducato di Savoia. L’assedio rappresentò una minaccia esistenziale per la città, e la difesa assumeva un’importanza cruciale per preservare l’indipendenza e l’integrità del territorio. In questo contesto, Pietro Micca si distinse per il suo coraggio straordinario e il suo spirito di sacrificio.


Nato a Sagliano Micca il 6 marzo 1677, lavorò da giovane nelle cave del suo paese, prima di entrare nella Compagnia Minatori del battaglione di artiglieria ducale. Pietro venne presto chiamato a Torino nell’opera difensiva della Cittadella, dove era conosciuto con il soprannome di Passepartout. Un lavoro comune agli altri soldati minatori che operavano nei cunicoli che si snodavano sotto la Cittadella di Torino: ma qualcosa stava per cambiare nella sua vita e sarebbe cominciata la fine.
Durante l’assedio, i soldatifrancesi tentarono di penetrare nelle difese sotterranee per accedere alle mura cittadine. Fu in questo momento che Pietro Micca divenne – suo malgrado - un eroe.
Nella notte tra il 26 e il 27 agosto i francesi sferrarono un attacco violentissimo alla Mezzaluna del Soccorso della cittadella. Dopo aspri e violenti combattimenti, vennero ricacciati dall’avanfosso della Mezzaluna, nel quale erano rimasti decine e decine di morti. Mentre i piemontesi erano intenti a bruciare i cadaveri dei caduti, i francesi tentarono una sortita: nella notte tra il 29 ed il 30 agosto i granatieri francesi si calarono nel fossato ed entrarono in una delle gallerie, una mossa vincente. Erano all’incirca una dozzina: Pietro Micca era insieme ad un suo compagno, quando sentì arrivare i soldati. Chiuse una porta all’imboccatura della scala che conduceva dalla galleria alta a quella bassa. Si rese conto che non bastava questa mossa per impedire l’accesso ai nemici. Con la frase celebre «Vai, salvati, sei più lungo di una giornata senza pane» (ovviamente pronunciata in piemontese), mise in salvo il compagno; dopodiché, accese la miccia di un fornelletto: la miccia era corta. Pietro non ce la fece a scappare: l’esplosione distrusse la galleria, seppellì i nemici e dilaniò il suo corpo. Pietro Micca moriva, ma entrava nella storia.
Eppure, aveva soltanto fatto il suo dovere di soldato: un dovere che egli pagò con la vita. Di certo, non immaginava di diventare l’eroe simbolo di Torino: avrebbe forse voluto crescere suo figlio nella sua remota casa del Biellese, e morire tranquillo, venendo dimenticato dalla storia. Invece, egli vive ancora.

I posteri hanno fatto di Pietro Micca uno dei grandi eroi della patria: nel secondo centenario della sua morte (non nel primo, perché il Piemonte era stato occupato dai napoleonici) furono celebrati grandi festeggiamenti, replicati recentemente nel 2006.
Il suo volto, reso celebre dall’iconografia successiva, ricorda a tutti noi il valore della patria e la difesa dei suoi confini. Egli, come e forse più del milite ignoto, è l’eroe che ci indica per cosa lottare e per chi farlo: chissà se quando morì, egli pensò alla sua famiglia. E chissà se pensò che, con la sua morte, egli aveva contribuito a salvarla.

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