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Novità in libreria

I racconti di Katherine Mansfield che sanno spettinare la letteratura

Le raccolte della grande scrittrice ripubblicate da Adelphi

I racconti di Katherine Mansfield che sanno spettinare la letteratura

A cento anni dalla prematura scomparsa di Katherine Mansfield, Adelphi ripropone il corpus di tutti i suoi racconti nella seriazione stabilita da John Middleton Murry, secondo marito ed esecutore letterario di questa prodigiosa creatura dagli occhi discordi, il collo alla Louise Brooks e la frangetta in disordine, “come di ragazza che si è alzata troppo presto e ha camminato troppo a lungo, coraggiosamente e sbadatamente, fra vecchi salici di rugiada”.

Cinque raccolte – Felicità, Garden-party, Il nido delle colombe, “Qualcosa di infantile ma di molto naturale”, che dà il titolo al volume, e Una pensione tedesca – oltre ai testi in compiuti, per un totale di quasi novecento pagine, che ci portano in un mondo di cose e fatti apparentemente piccoli: mussoline e chiome color calendula, viaggi in treno e vacanze al mare, piccole istitutrici, cuginetti e fiori... Ma non occorre scavare troppo a fondo per avvertire che, sotto i petali e gli spartiti musicali, c’è molto di più.


È la potenza del non-detto, è l’ombra della morte che si affaccia, ma può aspettare (“un giorno, mia cara [...] Non parliamo di questo”), è il fantasma del tradimento che aleggia in salotto per poi allontanarsi sulla prima auto, quasi avesse sbagliato festa, è la violenza dietro il sorriso rassicurante, da nonno, è il riflesso nello specchio che snocciola consigli inascoltati. Così, definire “racconti” questo magma di sentimenti e situazioni – tradotti in modo magistrale da Giulia Arborio Mella, Floriana Bossi, Cristina Campo, Giacomo Debenedetti e Marcella Hannau, in un’armonia perfetta – è riduttivo: sono lampi, frammenti di mosaici più complessi, sipari scostati da mani bambine, curiose, e subiti rimessi al proprio posto, finestre spalancate su universi di rapporti, fame di vita e desideri senza nome giusto il tempo di rinfrescare la stanza... Poi la brezza – e l’ebbrezza – spira altrove, solleva altri veli, scompiglia altri pensieri, porta via altri cappelli. Le parole scritte, ma soprattutto quelle ancora da scrivere, sono così, avide e capricciose: reclamano attenzioni, “aspettano, si stancano, appassiscono, sbiadiscono” se la penna che dovrebbe liberarle tarda ad arrivare... E questo, K.M., lo sapeva molto bene.

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