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17 gennaio 1798

Il Tricolore cucito dalle sartine
diventa il simbolo della libertà

Le origini contestate del nostro vessillo e i dubbi sul suo significato

Il Tricolore cucito dalle sartinediventa il simbolo della libertà

Il Tricolore cucito dalle sartine diventa il simbolo della libertà

 “La bandiera dei tre colori è sempre stata la più bella”. Così recitava la nota canzone. Eppure, i tre colori italiani non sono tutti italiani. Il bianco e il rosso sono una scopiazzatura del tricolore rivoluzionario francese. E il verde? Bene, qui le tesi divergono, e per capire il motivo della scelta di questa tinta bisogna risalire agli anni dell’invasione napoleonica.
Anni difficili e duri, di sopraffazioni e di violenza da parte dell’esercito invasore (con buona pace della presunta libertà che i napoleonici avrebbero portato nella penisola). Nonostante le devastazioni recate dai soldati d’Oltralpe, in Italia c’erano schiere di entusiasti del nuovo stato di cose. Certo, ad applaudire ai soldati di Napoleone erano i radical chic di un tempo: i nobili e i ricchi borghesi che non avevano problemi economici e che potevano permettersi di fare la morale a tutte quelle masse di contadini che dopo il passaggio dei “liberatori” si ritrovavano senza bestiame, con la cascina devastata e le figlie violentate.
Gli intellettuali che avevano non soltanto applaudito ma che, in molti casi, avevano attivamente favorito l’arrivo dei francesi avevano adottato i simboli del nuovo regime.

Tra questi emblemi c’era anche il tricolore, un colore per ogni parola del motto “liberté, égalité, fraternité”. Anche se erano parole vuote e retoriche, poco importava: era (ed è ancora oggi) un bello slogan. Due colori, per l’appunto il bianco e il rosso furono adottati anche per il tricolore italico; il verde, invece, nessuno ha mai capito da dove salti fuori. Quasi simultaneamente, in tutta la penisola, furono fatte sventolare bandiere bianche-rosse-verdi, il che lascia supporre un significato condiviso. Ma quale esso sia, è mistero. Onde evitare di ammettere di non sapere nulla, gli studenti imparano che il verde è il colore della guardia civica milanese. La tesi è sostenuta anche sul sito del Quirinale, il quale ricorda che fin dal 1782 le uniformi della guardia meneghina erano verdi. Tutto bellissimo, ma nessuno ha mai capito perché adottare in un vessillo nazionale proprio il colore della guardia civica milanese.

Perché non quella di Torino, di Roma o Napoli? O di Genova, dove era usato fin dal 1789? O ancora di Cherasco, dove il tricolore già sventolava al momento del famoso armistizio del 1796? Qualcuno ha supposto che il verde sia, genericamente, il colore della libertà: e allora perché non l’hanno adottato i francesi tanto amici della liberté nel fatidico 1789? Inutile richiamarsi a Dante, ricordando che Beatrice nel Purgatorio si presenta con “outfit” bianco-rosso-verde. È poco credibile che vi fossero dantiste tra le sartine chiamate a cucire in fretta e furia i tricolori per i giacobini nostrani. Di fatto, ammettere di non sapere non è una debolezza, come Socrate insegnava già 2400 anni fa. Il motivo del famoso verde era noto quando la Repubblica Cispadana adottò il tricolore per vessillo nazionale, il 7 gennaio 1797? Forse sì, forse no. Ma in fondo, cosa cambia? La bandiera italiana “è sempre stata la più bella”.

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