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«non chiamatemi wags»
01 Marzo 2024 - 15:18
Agustina Gandolfo
Il calcio è fatto di cicli e di storie che si ripetono, come in casa Inter. Quasi trent’anni fa a Milano sbarcava Javier Zanetti che da lì non si è più mosso, mettendo su anche famiglia con Paula. Oggi tocca ad un altro argentino: Lautaro Martinez come Zanetti è arrivato in Italia molto giovane, qui è cresciuto e si è anche sposato con Agustina Gandolfo che alterna la sua carriera come modella a quella di mamma con due figli piccoli e di moglie. Per le prima volta lei si è raccontata in una lunga intervista al settimanale “Oggi” mostrando tutto il suo carattere. In Argentina dove lavorava nell’azienda del padre e studiava Economia anche se la moda è sempre stata la sua grande passione: «Sono venuta a trovare Lautaro, con cui stavo da qualche mese, e ho deciso di non tornare indietro. I primi sei mesi sono stati un dramma. Non sapevo cosa fare: all’università non mi tenevano buono neppure un esame dei venti che avevo fatto in Argentina. Stavo chiusa in casa, non studiavo e non lavoravo: per me era inconcepibile.
Così, un giorno, ho detto al mio fidanzato: “Lauti, i miei soldi sono finiti”. E lui: “Non ti preoccupare, non ti mancherà nulla”». In realtà però ha deciso di rifiutare i cliché perché lei non si sente solo una Wag e anzi è un termine che odia: «Mi dà molto fastidio: perché, allora, le mogli degli avvocati non le chiamano “fascicoline”? O quelle dei chirurghi “bisturine”? Il sottinteso è che siamo tutte delle mantenute. È il concetto che mi fa male».
Così ha deciso di diventare indipendente: «Mi sono iscritta a una scuola di italiano: ci andavo cinque ore al giorno, tutti i giorni. Poi mi è venuta l’idea di aprire un ristorante. Nel frattempo, per avere dei soldi miei, ho fatto l’influencer e posato per dei marchi italiani». E dopo che sono nati i due figli ha anche ripreso gli studi: «Mi sono iscritta a un’università on line che aveva un vantaggio non da poco: gli esami si danno in presenza a Madrid, la città che più mi piace al mondo. A Madrid vado spesso perché ci vive mia sorella. Ma qui stiamo benissimo».
f.dan.
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