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Scoperte mediche
11 Aprile 2024 - 16:30
Il trapianto fecale potrebbe rappresentare una nuova speranza per gli affetti dal morbo di Parkinson
Oggi, 11 aprile, come ogni anno, ricorre la Giornata Mondiale del Parkinson, patologia neurodegenerativa tra le più diffuse dopo l'Alzheimer, che colpisce oltre 6 milioni di persone in tutto il mondo e circa 300.000 solo in Italia. Questa malattia, caratterizzata dalla progressiva morte delle cellule cerebrali produttrici di dopamina, il neurotrasmettitore che controlla i movimenti automatici del corpo, è destinata, secondo i medici, a diffondersi sempre di più, con previsioni di casi più che raddoppiati rispetto ad oggi entro il 2050.
Tra i sintomi più noti della malattia vi sono sicuramente il tremore, che può variare di intensità, ma anche la rigidità e la lentezza nei movimenti automatici. In stadi avanzati, i pazienti affetti da questa patologia possono sperimentare anche la perdita di equilibrio, la difficoltà a compiere movimenti semplici, a camminare e cambiare direzione, o ancora a sperimentare il cosiddetto “freezing”, ossia la sensazione di sentirsi bloccati e l’incapacità di iniziare alcun movimento.
Attualmente le opzioni terapeutiche disponibili mirano al controllo dei sintomi e non alla cura definitiva, da cui siamo ancora lontani. La ricerca sta provando a fare passi da gigante per trovare delle soluzioni che possano migliorare la qualità della vita dei pazienti affetti da Parkinson. Proprio riguardo a questo, una delle ultime novità proposte dai ricercatori, tra le più rivoluzionarie, è quella di provare ad alleviare i sintomi attraverso il ricorso ad un trapianto fecale.
Un gruppo di studiosi dell’Università belga di Gent ha condotto uno studio che ha rivelato come i pazienti nella fase iniziale della malattia abbiano sperimentato un miglioramento lieve ma significativo dei sintomi motori, dopo aver ricevuto un trapianto di microbiota fecale da donatori sani.
Il trapianto di feci è stato somministrato con una procedura non particolarmente gradevole - attraverso il naso per raggiungere l'intestino tenue - ma i risultati ottenuti indicano un potenziale beneficio anche nel frenare la progressione della malattia. I pazienti che hanno subito questo trattamento hanno mostrato miglioramenti significativi, con evidenti progressi registrati sei mesi dopo il trattamento. E questo sarebbe dettato, secondo i ricercatori, dai cambiamenti della microflora e dei movimenti intestinali.
Ancora molti studi dovranno essere condotti a riguardo e la strada sembra essere ancora molto complessa da percorrere, ma sembra che ci possa essere una nuova, concreta speranza per i milioni di pazienti affetti da questa terribile malattia in tutto il mondo.
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