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Lo studio
17 Maggio 2024 - 10:50
Le zone umide del Mediterraneo rappresentano un ecosistema di inestimabile valore, sia per la biodiversità che per l’equilibrio ambientale della regione. Tuttavia, un recente studio pubblicato sulla rivista Conservation Biology lancia un allarme preoccupante: più di un terzo di queste aree rischia di essere sommerso entro la fine del secolo a causa dell’innalzamento del livello del mare, un effetto diretto del riscaldamento globale.
Il rapporto, basato su modelli previsionali dell’IPCC, indica che il 34,4% dei 938 siti costieri analizzati potrebbe scomparire sotto le acque, anche assumendo uno scenario climatico relativamente ottimista con un aumento della temperatura di +1,8 gradi. In scenari più gravi, con riscaldamenti fino a +4,4 gradi, la percentuale sale drammaticamente, minacciando oltre la metà delle zone umide.
La Camargue, il più grande parco naturale umido della Francia, è uno degli esempi più emblematici: potrebbe essere sommerso da un’area vasta quanto quattro volte la città di Parigi. Questo scenario non solo distruggerebbe un habitat cruciale per gli uccelli costieri, ma avrebbe anche ripercussioni significative sulla biodiversità regionale. Tra le specie a rischio vi sono fenicotteri, avocette e canapiglie, che trovano rifugio nelle zone umide soprattutto durante i periodi di svernamento e nidificazione.
Gli autori dello studio sottolineano che i dati potrebbero essere addirittura sottostimati, poiché non tutte le aree costiere sono state incluse nell’analisi e altre minacce come l’erosione costiera e l’eccessivo turismo non sono state considerate.
Di fronte a questa minaccia imminente, gli esperti raccomandano l’adozione urgente di misure di adattamento. Queste includono la costruzione di dighe e, più efficacemente a lungo termine, soluzioni basate sulla natura, come il fissaggio delle dune con la vegetazione, e l’estensione delle aree protette per contrastare l’urbanizzazione selvaggia.
Lo studio di Conservation Biology mette in luce, quindi, l’importanza di agire ora per preservare questi ecosistemi vitali, non solo per la fauna che li abita ma anche per l’intero equilibrio ecologico del Mediterraneo.
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