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IL BORGHESE

Ora la Cina tassa i nostri formaggi

Leggi il commento del direttore Beppe Fossati

Ora la Cina tassa i nostri formaggi

Ora la Cina tassa i nostri formaggi

Alla fine ci rimettiamo sempre noi quando si mette di mezzo l’Europa con le “regolette”. E per l’ennesima volta è il Made in Italy a pagare il conto. Anzi, il suo cuore saporito, ossia il cibo. Perchè la guerra commerciale tra Bruxelles e la Cina non si gioca più solo sulle auto elettriche, ma addirittura sul formaggio e sui prodotti caseari in genere. Dal Parmigiano al Gorgonzola, dalle mozzarelle di Bufala, al Provolone. E poi via via dal Grana Padano, alla Fontina e al Pecorino. Ossia quel tesoretto che i nostri sapienti produttori hanno imparato a vendere sui mercati del mondo. Storia vecchia quelle delle sanzioni e delle dispute internazionali che a noi italiani sono costate miliardi di perdite.
Ora c’è la Cina che ha annunciato un’indagine sui sussidi ai prodotti lattiero-caseari importati dall’Unione e si si prepara a dazi pesanti. Ma prima, nel 2014, è arrivato l’embargo russo dopo bloccando le forniture di cibo italiano e per di più aggiungendo al danno pure la beffa dei falsi prodotti made in Italy che spacciano parmigiano fasullo e passata di pomodoro colorata chimicamente. E nel 2019 pure gli Usa, in una diatriba relativa al settore aeronautico tra Boing e Airbus, pensò bene di imporre un dazio del 25% praticamente su tutti i prodotti di casa nostra: dai fagiolini ai crostacei, dalla carne suina, ai formaggi. Cornuti e mazziati, insomma su due fronti mentre è a rischio un export di grande qualità e di lucrosi affari. Già perchè mentre da una parte l’Europa ci controlla il colore delle mele e misura il calibro dei pomodori, dall’altro ci usa come merce di scambio nelle beghe internazionali. Non solo noi, ovviamente perchè l’embargo se ci sarà riguarderà almeno altri 8 paesi del Vecchio Continente (Austria, Belgio, Croazia, Repubblica Ceca, Finlandia, Irlanda e Romania) salvando però, con chissà quale alchimia, Francia e Germania. Solo un caso? Le nostre imprese non ne sono affatto convinte.

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