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Letto per Voi
06 Ottobre 2024 - 09:30
Per essere un giudice giusto - perdonate il bisticcio di parole -, per capire chi sono le persone di fronte a te e valutarne le azioni, forse devi prima sapere chi sei tu. E, alle volte, chi era tuo padre, cui una beffarda continuità del destino ti lega a tua insaputa.
Ennio Tomaselli, ex magistrato e giudici minorile a Torino, per il suo lavoro sa bene cosa significhi tutto questo. Ed è l’esperienza accumulata che ora, nella sua attività di romanziere, dà al suo protagonista come obiettivo, come bussola.
Fabrizio Martini, protagonista di “Uno come tanti” (Manni, 19 euro), ha 32 anni e si prepara al concorso in magistratura, contro il volere di sua madre che lo vuole nel suo studio legale. In una torrida estate studia, assieme alla fidanzata, e con il sostegno del padre, anche lui avvocato. Il futuro è spalancato, ma il destino rimescola le carte.
La morte di suo padre, in un banale incidente in montagna, gli svela che il suo padre biologico è un altro, una figura contro cui sua madre si scaglia ferocemente. Matteo Lorusso era un magistrato, che un giorno del 1989 ha lasciato la carriera, la fidanzata incinta, sparendo nel nulla. Fabrizio decide che, mentre tutta la sua vita crolla, deve scoprire chi è l’uomo che l’ha generato, se non proprio il padre perché questo è l’uomo che l’ha cresciuto fra diritto, giustizia e partite del Toro.
Un diario di Matteo, iniziato il giorno del sequestro di Aldo Moro, porta Fabrizio a ripercorrere il viaggio dentro e fuori la magistratura andando a sbattere contro le vicende italiane degli anni 1978-1989, con la tremenda paura di scoprirlo colluso con il terrorismo o la criminalità organizzata. Spostandosi fra Torino e la Calabria, adulto che si scopre orfano in cerca delle sue origini - come molti dei minori incontrati da Tomaselli - fino al «treno del ritorno».
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