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Curiosità
07 Aprile 2025 - 16:30
A Stia, in provincia di Arezzo, ha preso ufficialmente il via l’edizione 2025 della ShepherdSchool, la scuola per pastori e allevatori che sta riscrivendo i confini di una professione spesso relegata allo stereotipo dell’uomo solitario tra i monti. Eppure, la realtà raccontata dalle aule delle Officine Capodarno è ben diversa: sei degli otto studenti selezionati sono donne. Una fotografia inedita che segna un’evoluzione culturale silenziosa ma concreta.
L'immagine tradizionale del pastore – anziano, maschio, solitario – lascia spazio a un nuovo modello professionale, più giovane, preparato, e sempre più femminile. La ShepherdSchool è parte del progetto europeo Shepforbio, cofinanziato dal Programma Life dell'Unione Europea, e si ispira a una rete europea di scuole simili presenti in Francia, Spagna, Portogallo e Svizzera.
Quella di Stia non è una semplice formazione tecnica, ma un percorso a 360 gradi che unisce teoria, pratica e sostenibilità. Il programma prevede 23 giorni di lezione teorica, concentrati nei weekend tra aprile e giugno, tenuti da docenti universitari, esperti ambientali e allevatori locali. A seguire, gli allievi affronteranno 30 giorni di stage in aziende agricole distribuite nel territorio del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi.
Un altro punto di forza? L’accesso gratuito al corso, che permette anche a chi ha meno risorse di formarsi in un settore che torna a offrire opportunità reali.
Quest'anno, a fronte di 75 candidature arrivate da tutta Italia, sono stati ammessi otto partecipanti tra i 21 e i 33 anni, provenienti da Toscana, Emilia-Romagna, Marche e Abruzzo. Il dato più sorprendente è proprio la presenza femminile, che segna un cambio di paradigma nel mondo della pastorizia.
Tra le studentesse c’è Caterina Blasi, 30 anni, con una laurea in Scienze Forestali e un’esperienza nel monitoraggio del lupo grazie al progetto Difesa Attiva. Per lei, l’interesse per il lupo ha aperto la strada alla passione per la pastorizia.
C’è poi Giulia Piermartiri, 35 anni, marchigiana, ex documentarista freelance per media internazionali, che ha lasciato il mondo del fotogiornalismo per vivere e raccontare la natura in prima persona.
Marta, 32 anni dalla provincia di Bologna, lavora già in un allevamento di ovini e vede nella scuola un’opportunità per aggiornarsi e contribuire all’equilibrio tra agricoltura e ambiente.
Arianna Faccini, 26 anni da Rocca San Casciano, vive già in una azienda agricola e desidera potenziare le sue competenze per migliorare la gestione del suo allevamento e costruirsi un futuro solido.
La predominanza femminile alla ShepherdSchool non è solo un dato numerico, ma un segno culturale forte. In un ambito professionale storicamente maschile, la presenza di donne determinate e qualificate dimostra che non esistono mestieri “da uomini” o “da donne”. Proprio come in altri settori manuali – muratori, idraulici, elettricisti – anche nella pastorizia il cambiamento passa dalla motivazione e dalla passione.
Le studentesse della ShepherdSchool arrivano da percorsi diversi: c’è chi ha fatto studi accademici in ambito ambientale, chi ha cambiato carriera dopo esperienze artistiche o sanitarie, chi vive già in campagna. Questo dimostra che la pastorizia può rappresentare sia una prima scelta che una riconversione professionale, sempre all’insegna di una vita più sostenibile e autentica.
Il corso non si limita all'insegnamento delle pratiche di allevamento, ma si propone di formare custodi del territorio, in grado di coniugare zootecnia sostenibile, conservazione ambientale e valorizzazione dei paesaggi montani. In un’epoca in cui l’abbandono delle aree interne e il declino dei borghi rurali sono realtà diffuse, queste giovani figure professionali rappresentano una risposta concreta alla crisi dello spopolamento.
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