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Prevenzione

Cinque esami del sangue poco noti per una prevenzione più efficace

GS Loft ha individuato i cinque esami fondamentali per monitorare al meglio il proprio stato di salute

Cinque esami del sangue poco noti per una prevenzione più efficace

In un Paese dove la prevenzione fatica ancora a diventare un’abitudine, conoscere il proprio stato di salute attraverso esami mirati può davvero fare la differenza. Secondo un’indagine UniSalute-Nomisma del 2023, solo il 41% degli italiani si sottopone regolarmente a controlli medici. Eppure, intercettare in tempo segnali silenziosi può prevenire problemi ben più gravi.

L’esame del sangue resta il test più comune: il 75% della popolazione lo esegue almeno una volta l’anno. Ma troppo spesso lo si fa soltanto dopo l’insorgere dei sintomi o quando si teme che qualcosa non vada. La prevenzione, invece, dovrebbe essere un investimento consapevole e costante, non un intervento tardivo. Non a caso, Eurostat segnala che l’Italia si colloca al decimo posto in Europa per spesa pro capite in test diagnostici, con una media di 193 euro annui: un dato che racconta una certa riluttanza culturale ad anticipare i problemi.

È in questo scenario che GS Loft, realtà italiana all’avanguardia nel biohacking e nel coaching per la longevità, ha individuato cinque esami del sangue spesso trascurati ma fondamentali per monitorare aspetti chiave della salute. A illustrarne il significato è Giacomo Spazzini, esperto nel campo del benessere e della prevenzione personalizzata.

1. Lipoproteina(a): il sentinella del cuore

Questo parametro misura una variante del colesterolo legata alla formazione di placche nelle arterie. Valori superiori a 50 mg/dl indicano un rischio aumentato di patologie cardiovascolari come infarto e ictus. Non esistono trattamenti farmacologici specifici per ridurla, ma uno stile di vita equilibrato, una dieta controllata e la gestione dello stress possono fare molto.

2. Indice HOMA: quando il corpo non ascolta l’insulina

L’Homeostasis Model Assessment è un indicatore della sensibilità all’insulina. Se supera 2,5, può segnalare una resistenza insulinica, spesso precursore del diabete di tipo 2 e di altre condizioni metaboliche. È un allarme precoce che consente di intervenire in modo mirato prima che si manifestino i sintomi.

3. Emoglobina glicata: lo specchio della glicemia a lungo termine

Mentre la glicemia offre una fotografia istantanea, l’emoglobina glicata racconta come si è comportato lo zucchero nel sangue negli ultimi due-tre mesi. Valori tra il 5,7% e il 6,4% possono indicare un rischio di prediabete, anche in assenza di anomalie evidenti nei test standard.

4. Omocisteina: un equilibrio delicato

Livelli elevati di omocisteina (oltre 30 µmol/l) sono associati a un rischio maggiore di eventi cardiovascolari e possono segnalare una carenza di vitamine B6, B9 (acido folico) e B12. Non è un esame di routine, ma può essere cruciale per individuare condizioni latenti che coinvolgono anche il sistema nervoso.

5. Proteina C-reattiva

Questo marker rivela stati infiammatori cronici e, quando supera i 3 mg/l, può essere un campanello d’allarme per problemi cardiaci, ictus e malattie croniche. Misurare la PCR ad alta sensibilità permette di valutare il grado di infiammazione sistemica, spesso sottovalutato.

Questi cinque esami non sostituiscono i controlli tradizionali, ma li completano, offrendo una panoramica più profonda dello stato di salute. Non serve essere malati per occuparsene: anche chi si considera in forma può trarne vantaggio. Come sottolinea Spazzini, accanto a una dieta bilanciata e all’esercizio fisico costante, questi test possono guidare scelte più consapevoli e, dove necessario, indirizzare verso terapie personalizzate.

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