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Gli oggetti più assurdi vietati negli aeroporti: da fionde a tigri, ecco cosa non puoi portare

Dal chewing gum fuorilegge a Singapore alle scimmie in valigia: ecco il lato tragicomico dei controlli in aeroporto che non ti aspetti

Gli oggetti più assurdi vietati negli aeroporti: da fionde a tigri, ecco cosa non puoi portare

In fila al controllo sicurezza, mentre svuoti le tasche e ti interroghi sull’innocenza del tuo caricabatterie, forse non immagini che qualcuno, nel mondo, ha tentato di imbarcare una fionda, un cucciolo di tigre o la testa di una foca. Eppure succede. Spesso. E con una fantasia degna di una sceneggiatura surreale.

C’è un intero universo parallelo che vive nelle corsie dei controlli aeroportuali. Un mondo fatto di cartelli con divieti che sfiorano il grottesco e oggetti sequestrati che sfidano ogni logica. A cominciare dalla fionda vietata alle Maldive, dove evidentemente temono non tanto l’arma in sé, quanto l’abilità sovrumana necessaria per usarla a bordo di un Boeing 777. In Italia? Più che la fionda, pare ci faccia paura lo zucchero a velo. Sì, proprio lui. Lo stesso che metti sul pandoro: sospetto, ambiguo, da infilare in stiva se non vuoi passare un brutto quarto d’ora con i NAS aeroportuali.

E se pensi che questo sia bizzarro, aspetta di arrivare a Singapore, dove il vero nemico giurato dello Stato è la gomma da masticare. Dal 1992 vietata, per decreto. La puoi portare solo a scopo “terapeutico”. Che tradotto suona tipo: se non hai la prescrizione, stai rischiando il mutuo per una multa. Masticarla? Solo a bocca chiusa, e mai sputarla. Perché lì non scherzano: la pulizia è una religione, il chewing gum un attentato alla decenza urbana.

Poi c’è lo Sri Lanka, dove i tatuaggi raffiguranti Buddha non sono una moda, ma un reato. Perché “Buddha is for respecting, not for decorating”. E chi trasgredisce rischia grosso. Non è un caso isolato: in 19 Paesi, abiti mimetici sono illegali. Perché l’estetica “urban guerrilla” di Berlino, in Giamaica o Barbados, è riservata solo all’esercito.

E in questo teatro globale di assurdità, gli Stati Uniti non sono da meno. Anzi, li documentano con orgoglio. La TSA, l’ente che controlla la sicurezza aeroportuale americana, ha un profilo Instagram in cui pubblica le foto degli oggetti sequestrati. Il catalogo? Un incrocio tra un mercatino vintage e un museo del crimine. Caschi di Darth Vader, tirapugni, accette, e persino cranî umani. Già, all’aeroporto di Fort Lauderdale due donne hanno cercato di imbarcare una testa vera. Non di plastica.

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Poi c’è chi sfida la legge con la dolcezza: un uomo ha nascosto un coltello in un barattolo di maionese, mentre un padre ha cercato di far passare una pistola tra i peluche del figlio. Il premio “coraggio (o follia) dell’anno” va però alla signora che in Australia ha tentato di imbarcare 51 pesci tropicali sotto la gonna. Ma niente batte l’uomo con 18 scimmie legate alla cintura in partenza dalla Thailandia. Prezzo al mercato nero: 1500 dollari l’una. Un business plan da brividi.

Certo, a volte non si tratta di crimine, ma di semplice genio inconsapevole. Come i due turisti britannici che, a Liverpool, hanno cercato di imbarcare il cadavere del nonno fingendo fosse ancora vivo. Una scena da film grottesco, che però ha fatto il giro del mondo e messo in crisi anche il più navigato dei controllori.

E così, tra una bottiglietta d’acqua trangugiata di corsa e una pinzetta lasciata in ostaggio, ci rendiamo conto che gli aeroporti non sono solo luoghi di passaggio, ma teatri dell’assurdo. Dove si scontrano la rigidità delle norme e l’infinita creatività dell’essere umano.

Morale? Prima di partire, controlla bene la valigia. E magari lascia a casa le scimmie, il teschio del tuo amico biologo e la bustina di zucchero a velo.

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