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Non solo libri
23 Maggio 2025 - 16:00
Chi l’avrebbe mai detto che "Spider-Man" e "Corto Maltese" avrebbero fatto compagnia a Dante e Leopardi nei corridoi della scuola? Eppure è proprio quello che sta succedendo: i fumetti sono sempre più protagonisti della didattica contemporanea, e non solo come “letture facili” per svagarsi, ma come strumenti educativi a tutto tondo, capaci di parlare a mente e cuore degli studenti.
In un’epoca dove i linguaggi cambiano alla velocità di un colpo di scena di "One Piece", anche la scuola è chiamata ad aggiornarsi. E in questo scenario, il fumetto si sta rivelando una vera e propria arma segreta: un linguaggio ibrido, visivo e verbale, capace di trasmettere contenuti complessi in modo accessibile, coinvolgente e – udite udite – scientificamente efficace.
Non è (solo) questione di passione per Batman o per i manga: leggere un fumetto attiva una sinfonia di aree cerebrali, che spaziano dalla comprensione linguistica alla decodifica visiva, dalla memoria di lavoro alla tanto chiacchierata empatia. In altre parole, il fumetto ci fa pensare, sentire e interpretare in simultanea.
Ogni vignetta è un piccolo universo narrativo che ci costringe a mettere insieme indizi testuali, gesti, espressioni, silenzi. E no, non è più semplice di un romanzo: è multilivello e richiede una bella dose di attenzione, astrazione e intuizione. Proprio per questo, il fumetto è oggi riconosciuto come uno degli strumenti più efficaci per potenziare il pensiero critico, la comprensione emotiva e le competenze trasversali.
In Italia possiamo vantarci di avere una scuola fumettistica d’autore che ha segnato intere generazioni. Zerocalcare, Gipi, Hugo Pratt, la coppia Teresa Radice e Stefano Turconi per citarne alcuni, sono veri e propri filosofi del balloon: con le loro storie parlano di guerra, precarietà, migrazione, identità, solitudine e speranza. E parlano ai giovani in modo diretto, autentico, senza fronzoli né cattedre.
E poi ci sono i manga, che ormai sono di casa sugli scaffali dei ragazzi e – finalmente – anche in alcune classi. Da quelli considerati ormai dei cult per gli adolescenti come "Naruto", "One Piece" e "My Hero Academia", fino a serie più recenti come "Haikyu!!" e "Frieren"… non solo intrattengono, ma insegnano valori, aprono finestre su culture diverse, stimolano la curiosità verso la lingua e la società giapponese, e spesso – udite udite – spingono alla lettura “seria” più di quanto faccia un’antologia.
Sempre più scuole stanno inserendo laboratori di lettura e scrittura a fumetti nei loro programmi. E non si tratta di “riempire il tempo”: si lavora sulla costruzione di personaggi, trame, scenografie, si riscrivono racconti classici in chiave moderna, si disegnano emozioni difficili da raccontare a parole. In pratica, gli studenti diventano autori, e nel farlo sviluppano competenze narrative, artistiche, ma anche interiori.
Nei contesti inclusivi o di sostegno, il fumetto diventa addirittura una chiave d’accesso alla comunicazione per chi fatica con la scrittura formale. È una porta aperta verso l’espressione personale, il racconto di sé, l’autoriflessione. È un linguaggio accogliente, che valorizza il talento visivo, emotivo e creativo di ciascuno.
Oggi rivalutare il fumetto significa ripensare la scuola come spazio di dialogo tra linguaggi, culture e stili cognitivi. I giovani sono nativi visivi, cresciuti in un mondo dove immagini, simboli e sequenze sono il pane quotidiano. Il fumetto parla la loro lingua, ma con contenuti profondi, storie complesse e personaggi sfaccettati.
Ecco perché insegnare attraverso il fumetto – e non solo sul fumetto – è una strategia educativa intelligente: si costruiscono ponti tra la tradizione e l’innovazione, tra l’intelletto e l’emotività, tra ciò che si studia e ciò che si vive. E si scopre che anche tra le righe di un balloon può nascondersi una grande lezione di umanità.
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