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Innovazione
27 Maggio 2025 - 10:50
Smartphone (repertorio)
Tra le aule di Harvard è nato un esperimento radicale: si chiama Appstinence, un gioco di parole tra “app” e “astinenza”, che punta a disintossicare giovani e adulti dall’uso compulsivo dello smartphone. L’iniziativa è stata ideata da Gabriela Nguyen, 24 anni, studentessa cresciuta nella Silicon Valley e oggi impegnata nel master in Education Policy and Analysis. Stanca dell’iperconnessione, ha deciso di dire basta: ha abbandonato social e smartphone, sostituendolo con un semplice dumb phone. Il risultato? Maggiore concentrazione, relazioni autentiche e libertà mentale.
Alla base del programma, un vero e proprio protocollo di disintossicazione: Decrease (riduci), Deactivate (disattiva), Delete (cancella), Downgrade (passa a un telefono essenziale), Depart (distaccati completamente). L’obiettivo è spezzare il legame tossico con le app, in modo progressivo ma deciso. Un metodo ispirato ai percorsi di astinenza tipici della ricerca sulle dipendenze, con il supporto di coach, workshop e momenti collettivi di confronto.
Da esperimento personale, Appstinence si è trasformato in un movimento universitario. Studenti di altre facoltà, genitori, persino aziende si stanno interessando al progetto. Le iniziative includono anche azioni di advocacy per limitare l’uso distratto dei dispositivi durante le lezioni. Il tutto mentre le statistiche parlano chiaro: nel 2024, oltre 6,8 miliardi di persone usano uno smartphone, e almeno il 6,3% sviluppa una vera e propria dipendenza. Con messaggi e notifiche cresciuti di oltre il 400% in dieci anni, la saturazione è evidente.
Il fenomeno si inserisce in una tendenza più ampia. In Olanda, The Offline Club promuove eventi in caffè e spazi condivisi per leggere, parlare o suonare, senza schermi. L’iniziativa ha raggiunto migliaia di partecipanti, da Amsterdam a Milano, dimostrando che il bisogno di relazioni reali è trasversale e in crescita.
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