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vita esagerata?
18 Giugno 2025 - 17:04
Alberto di Monaco insieme a Charlene (foto LaPresse)
Di questi tempi gli intrighi internazionali che fanno paura sono ben altri. Ma quello che sta succedendo a livello finanziario nel Principato di Monaco preoccupa: da una parte la gestione allegra delle finanze da parte di tutta la famiglia Grimaldi, Charlène Wittstock in testa. Dall’altra, come spiega “Le Figaro”, le decisioni della Commissione Europea che potrebbe inserire il Paese nella lista degli stati ad alto rischio per il mancato rispetto degli standard antiriciclaggio e antiterrorismo.
Tutto è partito dalle confessioni, diventate poi accuse, di Claude Palmero che per diversi anni è stato amministratore dei beni della famiglia principesca. Un commercialista fedele e silenzioso almeno fino a due anni fa, quando il principe Alberto ha deciso di licenziarlo. Lui ha incassato ma ha anche rilanciato scoprendo il vaso di Pandora sulle spese della Corona. E dagli interrogatori ai quali è stato sottoposto, almeno una decina, sembra emergere un quadro inquietante.
Palmero avrebbe accusato i Grimaldi, di condurre una vita anche al di sopra delle loro possibilità, con spese ingiustificate e poca trasparenza. Così il caso è stato subito ribattezzato “Monacogate” dalla stampa internazionale e quello che emerge è potenzialmente devastante. Solo Charlène avrebbe speso circa 15 milioni di euro negli ultimi otto anni con regalie varie, anche se il suo assegno ufficiale ammontava a 1,5 milioni di euro l’anno. Suo fratello Sean avrebbe ricevuto 900 mila euro per la sua casa, ma anche 965.000 euro per ristrutturare la sua villa destinata alle vacanze in Corsica e 1 milione di euro per decorare il suo ufficio nel palazzo di Montecarlo. Invece Stephanie avrebbe ottenuto con richieste insistenti un appartamento da 30 milioni di euro. E poi i due figli di Alberto nate da relazioni precedenti: Alexandre Coste riceverebbe un’assicurazione “anti-rapimento”, mentre Jazmin Grace riscuoterebbe 80mila euro ogni tre mesi. Alberto invece, secondo Palmero, avrebbe voluto «il minor numero possibile di documenti scritti e i suoi beni rimangono oscuri».
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