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Letteratura

Compleanno di Anna Banti: la scrittrice che ha ridato voce ad Artemisia Gentileschi

Nel giorno della sua nascita, ricordiamo la figura di una delle intellettuali più libere e complesse del Novecento italiano.

Compleanno di Anna Banti: alla scoperta della scrittrice che ha ridato voce ad Artemisia Gentileschi

Fonte: https://www.bookbankpiacenza.com/anna-banti-la-voce-delle-donne-nella-storia/

Il 27 giugno si celebra il compleanno di Anna Banti, una delle figure più importanti della letteratura italiana del Novecento. Autrice, critica d’arte e letteraria, traduttrice, appassionata di teatro e cinema, ha attraversato molteplici linguaggi restando sempre fedele a una voce personale e consapevole.

Nata a Firenze nel 1895 come Lucia Lopresti, trascorre l’infanzia a Bologna e si trasferisce a Roma nel 1905. Già da ragazza si distingue per il carattere indipendente, tanto da essere definita “signorina strana, femminista”. A scuola incontra la storia dell’arte e Roberto Longhi, suo futuro marito e mentore. Dopo la laurea in Lettere, si sposa nel 1924 e decide di lasciare la carriera accademica per cercare la propria strada nella scrittura.

Nel 1930 pubblica il racconto Barbara e la morte firmandosi per la prima volta Anna Banti, nome d’arte che lei stessa definisce “il mio vero nome”. Da quel momento costruisce una carriera letteraria solida e riconosciuta, caratterizzata da una profonda attenzione alla psicologia femminile e ai conflitti interiori.

Ma è con Artemisia, pubblicato nel 1947, che raggiunge la sua piena maturità. L’opera nasce in circostanze drammatiche: durante la guerra le bozze originali vengono distrutte da un bombardamento, ma la scrittrice decide di riscriverle, cambiando completamente l’approccio. Il romanzo non è più solo una biografia di Artemisia Gentileschi, pittrice del Seicento, ma diventa un dialogo tra due donne, due epoche, due resistenze. Anna Banti immagina la voce di Artemisia affiancarsi alla propria, mentre cammina tra le macerie di Firenze. Il confine tra passato e presente si sfuma, e il romanzo diventa un atto di solidarietà femminile oltre il tempo.

Dopo Artemisia, pubblica racconti e saggi che confermano il suo stile inconfondibile. Nei suoi scritti riflette sul rapporto tra storia e finzione, e sull’importanza di dare spazio alle voci delle donne, riscoprendo autrici come Woolf, Sand, Serao, e Mansfield. Dopo la morte del marito, nel 1970, continua a lavorare con dedizione alla Fondazione Longhi, curando le sue opere e pubblicando nuovi testi.

Chiude la sua carriera di romanziera nel 1981 con Un grido lacerante, un’opera autobiografica in cui ripercorre il proprio cammino senza nostalgia, ma con lucidità. Muore nel 1985, lasciando un’eredità che ancora oggi parla di libertà, arte e coraggio.

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