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biotecnologia
01 Luglio 2025 - 20:15
Un importante passo avanti nella ricerca farmaceutica e ambientale arriva dalla Scozia: i ricercatori dell’Università di Edimburgo hanno messo a punto un processo biotecnologico che permette di convertire i rifiuti di plastica PET in paracetamolo, uno degli antidolorifici più diffusi al mondo. Il metodo è stato pubblicato dalla rivista Nature Chemistry e ha tutte le potenzialità per rivoluzionare la produzione farmaceutica, riducendo drasticamente la dipendenza dai combustibili fossili.
Il polietilene tereftalato (PET), impiegato per bottiglie e imballaggi, rappresenta una delle principali fonti di inquinamento globale e viene tradizionalmente riciclato con processi che non riescono a eliminare completamente l’accumulo di plastica nell’ambiente. Oggi invece il PET si pone al centro di un’innovazione che lo trasforma da problema ambientale a risorsa preziosa.
La ricerca è stata condotta dal team del Wallace Lab, che ha riprogrammato il batterio Escherichia coli per convertire un componente del PET (nello specifico l’acido tereftalico) nel principio attivo del paracetamolo attraverso un processo di fermentazione a temperatura ambiente e con emissioni di carbonio quasi nulle. Il sistema ha raggiunto un’efficienza del 90% in meno di 24 ore, dimostrando un potenziale concreto per una produzione farmaceutica più sostenibile.
Il professore Stephen Wallace, direttore della ricerca, conferma che "la plastica PET può essere trasformata da microrganismi in prodotti di valore, inclusi quelli con potenziale terapeutico". Con ulteriori sviluppi, questo approccio potrebbe diventare una risposta concreta all’esigenza globale di ridurre le emissioni e valorizzare i rifiuti plastici e in effetti l’ingegneria biologica ha un enorme potenziale per abbattere la nostra dipendenza dai combustibili fossili e creare sistemi produttivi più sostenibili.
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