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Donare il sangue è tornato di moda: record di plasma e giovani al centro

Donare il sangue è tornato di moda: record di plasma e giovani al centro

I dati diffusi dal Centro Nazionale Sangue in occasione del convegno “Sangue e plasma: sfide, strategie e soluzioni comuni”, organizzato dalla Croce Rossa Italiana, ci racconta di una tendenza positiva: nel 2024 sono state effettuate oltre 3 milioni di donazioni di sangue ed emocomponenti, con un incremento dell’1,1% rispetto al 2023. Ma la notizia più incoraggiante è l’aumento delle donazioni di plasma, la componente liquida del sangue utilizzata per la produzione di farmaci plasmaderivati: superate le 900 tonnellate raccolte, +3% rispetto all’anno precedente. Numeri da record, trainati anche dalla partecipazione crescente di giovani tra i 18 e i 25 anni (+5%) e donne (+1,1%), due categorie da tempo al centro delle campagne di sensibilizzazione del Ministero della Salute e delle principali associazioni del dono.

“Donare il sangue è un atto di generosità e solidarietà che non dobbiamo smettere di coltivare. I dati confermano l’importanza di un impegno continuo anche per rafforzare la cultura della donazione tra i giovani e favorire il ricambio generazionale dei donatori”, ha dichiarato il Ministro della Salute, Orazio Schillaci, intervenuto all’evento del 10 giugno scorso presso l’Università Guglielmo Marconi.

“Donare è un gesto d’amore, un atto tanto semplice quanto concreto che può salvare la vita a molte persone”, ha affermato Rosario Valastro, Presidente della Croce Rossa Italiana, ribadendo la necessità di “promuovere la cultura del Dono e trasformare quante più persone possibile in cittadini attivi e responsabili”.

Nel 2024, sono stati oltre 640mila i pazienti che hanno beneficiato delle trasfusioni (circa 1.755 ogni giorno). Il sistema ha garantito l’autosufficienza per quanto riguarda le trasfusioni di globuli rossi (2,3 milioni in totale), ma permane la criticità legata alla non autosufficienza nei farmaci plasmaderivati, parte dei quali devono ancora essere acquistati all’estero.

Ma anche se i numeri sono buoni, di lavoro da fare ancora ce n'è: invecchiamento dei donatori e l'affidamento che l'Italia fa sull'estero per alcuni farmaci richiedono una strategia a lungo termine.

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