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La ricerca

Scienza: estratto per la prima volta il DNA di un antico egizio

Lo studio apre una nuova prospettiva sulla storia e le dinamiche sociali all'epoca delle piramidi

Scienza: estratto per la prima volta il DNA di un antico egizio

Quaranta anni dopo i primi tentativi pionieristici del Premio Nobel Svante Pääbo, un team di ricerca internazionale ha raggiunto un traguardo straordinario: è stato per la prima volta estratto e sequenziato il DNA completo di un uomo vissuto nell'antico Egitto all'epoca delle prime piramidi, tra 4.800 e 4.500 anni fa. Il risultato eccezionale è stato comunicato sulla prestigiosa rivista Nature da un gruppo di ricerca congiunto, guidato dall'Università John Moores di Liverpool e dall'Istituto Francis Crick di Londra.

Una finestra sulla vita di un antico egizio

Il DNA antico è stato recuperato da un dente, un materiale biologico sorprendentemente resistente al degrado del tempo. La sequenza ha permesso di scoprire nuove e preziose informazioni sulla sua storia genetica e sociale. L'uomo, che al momento della morte aveva un'età compresa tra i 44 e i 64 anni – un'età considerata avanzata per l'epoca – presenta un profilo genetico che indica una discendenza per l'80% da popolazioni del Nord Africa e per il restante 20% da gruppi della Mesopotamia, l'area che corrisponde all'attuale Iraq. Questa mescolanza genetica ha suggerito agli studiosi che già all'epoca dovesse esserci un livello di interazione e migrazione tra culture geograficamente distanti ben superiore a quanto si era immaginato fin ora.

I suoi resti erano stati scoperti nel lontano 1902, sepolti in un vaso di ceramica a Nuwayrat, circa 265 chilometri a sud del Cairo. Questo tipo di sepoltura ha suggerito agli studiosi che si potesse trattasse di una persona dallo status sociale elevato. Tuttavia, un'analisi dettagliata delle sue ossa ha rivelato segni inequivocabili di una vita di duro lavoro, probabilmente come vasaio o comunque un mestiere che richiedeva movimenti fisici simili e, soprattutto, ripetitivi.

«Forse era eccezionalmente abile, oppure era riuscito a migliorare il suo status sociale» ha ipotizzato Joel Irish dell'Università di Liverpool, uno degli autori dello studio che vede Adeline Morez Jacobs, attualmente all'Università di Padova, come prima firmataria. Questa dicotomia tra status sociale e segni di fatica fisica offre uno spaccato affascinante delle dinamiche sociali e lavorative nell'antico Egitto, suggerendo che l'abilità artigianale potesse essere una via per l'ascesa sociale anche in epoche così remote.

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