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Sanità

Mal di schiena cronico: un'emergenza globale che colpisce 8 milioni di italiani

La lombosciatalgia, una delle forme più diffuse, è al centro del dibattito alla Camera dei Deputati, con esperti che spingono per cure mininvasive e diagnosi precise

Mal di schiena cronico: un'emergenza globale che colpisce 8 milioni di italiani

Il mal di schiena cronico rappresenta una vera e propria emergenza sanitaria e sociale in Italia, affliggendo quotidianamente circa 8 milioni di persone. Questo disturbo, particolarmente diffuso tra la popolazione in età lavorativa, non solo compromette seriamente la qualità della vita, ma incide pesantemente anche sul sistema sanitario nazionale. La lombosciatalgia, una delle manifestazioni più comuni, interessa ben quattro cittadini su dieci, come evidenziato durante il congresso "Lombosciatalgia – emergenza globale", promosso dal professor Alberto Alexandre, neurochirurgo di fama internazionale e direttore sanitario dell’European Neurosurgical Institute (EUNI) di Treviso.

Durante il simposio, il professor Alexandre ha illustrato i progressi compiuti nelle terapie negli ultimi vent'anni, portando l'esempio delle esperienze cliniche maturate all'Ospedale di Lodi. Tecniche come la neurolisi endoscopica e l’ozonoterapia, entrambe minimamente invasive e rispettose dell’anatomia del paziente, hanno già restituito benessere a migliaia di pazienti. Queste procedure consentono un ritorno alla vita attiva e al lavoro in tempi significativamente ridotti.

"L’approccio chirurgico rigenerativo e mini-invasivo è la chiave per affrontare queste patologie croniche senza compromettere la struttura del paziente," ha dichiarato Alexandre, pioniere in Italia in questo campo e docente in diverse università internazionali.

I dati confermano la gravità del problema. Secondo ISTAT e Ministero della Salute, l'80% degli italiani soffre di mal di schiena almeno una volta nella vita. A livello globale, la lombalgia è la prima causa di disabilità nel mondo, con una prevalenza che si stima colpisca circa il 70% della popolazione adulta. Tra il 1990 e il 2020, la sua incidenza è cresciuta del 60%, e le proiezioni parlano di 843 milioni di casi nel 2050.

L'impatto economico è altrettanto allarmante: 1.400 euro di costi diretti per paziente con dolore cronico si traducono in un onere complessivo annuo stimato di 11,2 miliardi di euro per il Servizio Sanitario Nazionale. Questa cifra equivale al 9,6% della spesa sanitaria pubblica italiana.

Al congresso hanno partecipato anche il professor Massimiliano Visocchi, neurochirurgo al Policlinico Gemelli di Roma, e il professor Raoul Saggini, fisiatra dell’Università eCampus. Entrambi hanno sottolineato l'importanza cruciale di un percorso diagnostico accurato. "La diagnosi è un puzzle – ha spiegato Visocchi – che deve tener conto dei sintomi soggettivi, dei riscontri oggettivi clinici e strumentali come RMN, TAC, radiografie ed elettromiografia. Solo così la chirurgia può portare risultati realmente efficaci."

Il professor Saggini ha evidenziato l'importanza di una riabilitazione specifica e personalizzata per il recupero funzionale completo del paziente, nel rispetto delle sue condizioni fisiche e di eventuali comorbidità.

Le linee guida dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) raccomandano un approccio olistico e centrato sul paziente per trattare la lombalgia cronica. "Affrontare questa condizione – ha affermato un direttore OMS – significa considerare la storia unica di ogni persona, le sue fragilità, le sue aspettative e i suoi rischi."

In Italia, ogni anno si effettuano circa 30.000 interventi per ernia del disco lombare (tasso medio di 5,1 ogni 10.000 persone). Tuttavia, l'adozione tempestiva di tecniche meno invasive ha già dimostrato un considerevole risparmio economico e tempi di recupero ridotti, permettendo ai pazienti di tornare alla vita attiva con minori complicanze.

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