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vivere per sempre
07 Luglio 2025 - 15:40
Nelle metropoli della tecnologia e nelle ville più esclusive del mondo, sta crescendo un movimento singolare: quello degli immortalisti, longevisti o life-extensionist. Si tratta di un gruppo eterogeneo di miliardari della Silicon Valley, biohacker ossessivi e scienziati visionari, uniti da un obiettivo radicale: ridefinire la morte non più come una certezza biologica, ma come un "problema tecnico" risolvibile attraverso la scienza e l'innovazione.
Il movimento si articola in due filoni principali. Da un lato, ci sono i ricercatori accademici che si dedicano allo studio dei meccanismi cellulari dell'invecchiamento. Figure come Aubrey de Grey, gerontologo influente, vedono l'estensione della vita più come una questione sanitaria: l'obiettivo non è tanto sconfiggere la morte in sé, quanto piuttosto prevenire le malattie legate all'invecchiamento. La ricerca si concentra su vari fronti, tra cui la rimozione delle cellule senescenti (che diventano disfunzionali ma resistono alla morte cellulare), la terapia genica, il ripristino dei telomeri e l'editing del DNA. Sebbene studi su modelli animali abbiano già mostrato significativi aumenti della longevità, il trasferimento di questi risultati agli esseri umani rimane complesso e controverso.
Dall'altro lato, troviamo gli early adopters che sperimentano su se stessi protocolli spesso non ancora validati scientificamente. Tra le figure di spicco di questo movimento c'è James Strole, settantenne e fondatore della Coalition for Radical Life Extension. Strole, che da bambino giurò di sconfiggere la morte dopo la perdita della nonna, ha una routine quotidiana che include l'assunzione di settanta integratori (tra cui una compressa per "energizzare i mitocondri"), bagni gelidi mattutini per uno "shock termico" al sistema immunitario e sessioni su tappetini elettromagnetici. Non essendo uno scienziato, Strole si è fatto portavoce di questa filosofia, trasformando la sua paura della morte in una vera e propria missione di vita. La sua dieta è rigida, con l'esclusione di latticini e pane, e assume quotidianamente metformina, un farmaco per il diabete divenuto popolare tra i longevisti come "aspirina dell'anti-invecchiamento".
Un esempio ancora più estremo di questa filosofia è Bryan Johnson, imprenditore tecnologico di quarantasette anni, protagonista del documentario Netflix "Don’t die. The man who wants to live forever". Johnson ha sviluppato Blueprint, un algoritmo che monitora costantemente i dati dei suoi organi per ottimizzare dieta, esercizio fisico e stile di vita. La sua routine include l'assunzione di 100 pillole al giorno, digiuno intermittente, trasfusioni di plasma giovane e un monitoraggio dettagliato delle sue erezioni notturne, con l'obiettivo di raggiungere le performance di un diciottenne. Johnson e i suoi sostenitori organizzano anche sessioni di corsa, indossando magliette con il motto "Don't Die".
Attorno al movimento della longevità si è sviluppato un vasto ecosistema commerciale. Conferenze come la RAADfest (Revolution Against Aging and Death) a Las Vegas attirano centinaia di partecipanti disposti a spendere cifre considerevoli per dispositivi e supplementi la cui efficacia non è sempre scientificamente provata. In questo "Mercato del tuo futuro", come lo definisce Strole, si trovano prodotti come il DHEA PRO-25 (un "ormone anti-invecchiamento") o il NAD+PRO (pubblicizzato per "potenziare l'energia fisica e mentale").
Il problema principale è che molti di questi prodotti anti-invecchiamento operano al di fuori di una regolamentazione rigorosa, e la loro efficacia è spesso dubbia. Nel febbraio 2019, la FDA ha emesso un avviso ufficiale contro le infusioni di plasma da donatori giovani, commercializzate come rimedi anti-età. Nonostante alcuni di questi trattamenti abbiano mostrato effetti positivi sui topi, l'ente ha chiarito l'assenza di prove cliniche che ne attestino la sicurezza o l'efficacia sugli esseri umani. Anche l’American Medical Association ha preso posizione contro il mercato degli "ormoni anti-invecchiamento", un business stimato in circa 50 miliardi di dollari all'anno nel 2009, indicando la mancanza di evidenze scientifiche solide a supporto.
La strategia prevalente tra i longevisti è quella che Strole definisce "wellness foundation", seguita dal vivere abbastanza a lungo per attendere la "prossima innovazione". In alternativa, c'è la crionica, soprannominata dai suoi sostenitori "l'ambulanza per il futuro": un processo di conservazione del corpo (o solo della testa) a temperature estremamente basse, con la speranza di una futura rianimazione.
Nonostante algoritmi sofisticati e protocolli complessi, i metodi di estensione della vita più efficaci e scientificamente riconosciuti rimangono sorprendentemente semplici: una sana alimentazione, un sonno adeguato, attività fisica regolare, riduzione dello stress e l'affidamento alla medicina moderna, che ha già contribuito significativamente ad aumentare la durata media della vita.
L'osservazione delle cosiddette "zone blu" – aree del pianeta dove si vive più a lungo e in salute, con un'alta concentrazione di ultracentenari (come l'Ogliastra in Sardegna, Okinawa in Giappone o Loma Linda in California) – ha permesso ai ricercatori di individuare sei tratti comuni nello stile di vita degli abitanti che contribuiscono alla loro longevità: centralità della famiglia, assenza o scarsità di fumo, alimentazione prevalentemente vegetale, attività fisica moderata ma costante, un forte senso di utilità sociale anche in età avanzata e consumo frequente di legumi.
Al momento, perseguire la longevità – soprattutto con l'obiettivo di mantenere un aspetto giovane e alte prestazioni fisiche e cognitive – rimane un lusso accessibile a pochi. Sia le soluzioni più semplici, come dormire bene o seguire una dieta bilanciata, sia quelle più avanzate, come il monitoraggio medico continuo o i trattamenti personalizzati e il biohacking, richiedono tempo, risorse e, soprattutto, ingenti somme di denaro.
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