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Salute
09 Luglio 2025 - 23:30
La crescente centralità del web e dei social network nel quotidiano dei più giovani sta influenzando in modo sempre più evidente il loro rapporto con la salute mentale. Un indicatore preoccupante è quello del fenomeno dell’autodiagnosi: secondo recenti studi, oltre il 70% degli adolescenti che si rivolgono ai centri di salute mentale arriva già con una propria etichetta diagnostica, frutto della combinazione di contenuti trovati online, informazioni da social media e suggerimenti generati dall’intelligenza artificiale.
La diffusione di contenuti non filtrati, spesso non supervisionati da professionisti, contribuisce alla costruzione di un'autonarrazione che può portare a percorsi di cura inadeguati o all’adozione inconsapevole di sintomi e comportamenti coerenti con la diagnosi auto-imposta, generando un vero e proprio effetto nocebo. Il rischio è quello di una crescente fragilità psicologica alimentata da fonti non certificate, che alimentano confusione e disinformazione.
Parallelamente, la dimensione relazionale dei social network consente ai giovani di condividere apertamente le proprie emozioni, difficoltà psicologiche, esperienze legate all’identità di genere o alla neurodiversità. Questi contenuti ottengono una visibilità e un coinvolgimento ben superiori rispetto ai messaggi veicolati da professionisti della salute, che spesso non riescono a comunicare in modo efficace con il pubblico più giovane.
L’incremento delle richieste di supporto nei reparti di neuropsichiatria infantile evidenzia un disagio sempre più diffuso. I dati UNICEF e le testimonianze degli operatori sanitari delineano un quadro complesso: il 10% dei bambini e il 19% degli adolescenti soffre di disturbi mentali diagnosticati, mentre il suicidio rappresenta la seconda causa di morte nella fascia 10-25 anni. Tuttavia, solo l’8% dei genitori riesce a riconoscere precocemente un disagio emotivo nei figli. Negli ultimi anni, inoltre, si è osservato un aumento significativo di condizioni come impulsività, disregolazione emotiva, rabbia e depressione, spesso confuse o non riconosciute.
Le risposte istituzionali, per quanto presenti, risultano ancora limitate. Nelle aree urbane, ad esempio, i posti letto disponibili per le emergenze neuropsichiatriche infantili spesso non superano le due decine. Una sproporzione evidente rispetto al crescente bisogno di assistenza di cui necessitano i giovani.
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