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Curiosità
15 Agosto 2025 - 16:20
Ferragosto, profumo di carne che sfrigola sulla griglia, il calore del fuoco e l’attesa che rende tutto più gustoso: il barbecue non è soltanto una tecnica di cottura, ma un rito sociale che attraversa epoche e continenti. Il termine ha origini antiche, che risalgono alle culture indigene dell’America centrale e caraibica. Gli indiani Taino chiamavano barbacoa una struttura di legno sulla quale cuocevano carne e pesce all’aperto. Con l’arrivo degli esploratori spagnoli, la parola e la pratica culinaria si diffusero in tutto il continente, per poi conquistare il resto del mondo.
Nei secoli il termine ha cambiato forma e suono, adattandosi alle lingue che lo adottavano: dallo spagnolo all’inglese, fino all’italiano, senza mai perdere il legame con la sua essenza originaria. Ovunque, il concetto è rimasto lo stesso: cuocere lentamente la carne sulla brace, lasciando che il fumo le regali un sapore inconfondibile.
Oggi il barbecue è un fenomeno globale, declinato in mille varianti regionali. Negli Stati Uniti ogni stato ha la propria “firma”: dal maiale sfilacciato del North Carolina alle costine glassate del Kansas City, passando per il manzo affumicato del Texas. In Giappone lo yakiniku propone tagli sottili cotti rapidamente, mentre in Sudafrica il braai è un appuntamento irrinunciabile con la convivialità.
Non va confuso con il grill: se il barbecue prevede una cottura lenta e indiretta a bassa temperatura, il grill è veloce e diretto, ideale per conservare croccantezza e succosità. Due tecniche, due filosofie, accomunate dalla stessa passione per il cibo all’aperto.
Il barbecue, insomma, è molto più di un pasto: è un momento di condivisione, un simbolo di ospitalità e tradizione che, pur mutando aspetto e sapori, resta fedele al suo spirito originario. Che lo si chiami barbecue, grigliata o arrosto, il fascino di cuocere la carne al fuoco vivo continua a unire culture e generazioni sotto il segno del gusto.
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