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musica
30 Agosto 2025 - 11:05
Il mercato discografico italiano continua a correre. Dopo un 2024 da record, anche il primo semestre del 2025 conferma un trend positivo, con una crescita complessiva del +9,7% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Un risultato che consolida la posizione dell’Italia come terzo mercato discografico dell’Unione Europea, dopo Germania e Francia.
A guidare la crescita è ancora una volta il digitale, che vale oltre 168 milioni di euro. Al suo interno, lo streaming si conferma il protagonista assoluto, con un incremento del +9,9%, e una spinta importante dagli abbonamenti premium, in crescita del +12,7%. Anche i video in streaming e lo streaming con pubblicità tengono bene, mentre il download segna un ulteriore calo.
Ma la sorpresa più interessante arriva da dove meno ci si aspetta: il mercato fisico. In un panorama globale sempre più digitale, il supporto tradizionale segna un +13%, spinto soprattutto dal vinile, che cresce del +17%. Anche il CD, spesso dato per spacciato, fa registrare un timido ma significativo +4,6%. Una controtendenza che mostra quanto il pubblico italiano continui ad apprezzare la musica “da toccare”.
Non tutto, però, va nella direzione della crescita. Il segmento delle sincronizzazioni, cioè l’utilizzo della musica in film, serie e spot, cala del -4,5%. Una frenata che ridimensiona leggermente il risultato complessivo del settore, che al netto di questo dato avrebbe registrato un +10,2%. Il presidente della Fimi, Enzo Mazza, sottolinea: «I dati sono sicuramente positivi in una dinamica europea dove i principali mercati hanno mostrato una crescita modesta o flat».
A crescere non è solo il fatturato, ma anche il peso del repertorio locale: nei primi sei mesi del 2025, il 90% delle Top Ten tra album e singoli è composto da titoli italiani. In cima alle classifiche, Olly, vincitore di Sanremo, domina con l’album Tutta vita e il singolo Balorda nostalgia. A seguire, Santana Money Gang di Sfera Ebbasta & Shiva, La cura per me di Giorgia e Incoscienti giovani di Achille Lauro. E proprio Sanremo, che continua a essere una vetrina fondamentale per l’industria, è anche fonte di tensioni. A metà luglio, le case discografiche hanno scritto alla Rai: «Come già rappresentato, anche l’ultima edizione dell’anno 2025 ha portato a un aumento insostenibile dei costi per la presenza all’evento. Un costante aumento delle spese per l’alloggio, la logistica e gli oneri accessori ha raggiunto livelli oltremodo elevati se comparati al ritorno degli investimenti».
Nel dialogo con il legislatore, l’attenzione è ora sul tax credit musicale, che sostiene gli investimenti nel settore, in particolare per gli artisti emergenti e le etichette indipendenti. «La misura del tax credit musicale – sottolinea Mazza – ha avuto successo consentendo investimenti su giovani emergenti e un sostegno agli investimenti da parte delle etichette indipendenti. Sarebbe utile estendere il plafond con la prossima legge di bilancio, oggi fermo a 5 milioni annui per portarlo almeno a 8-10 milioni».
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