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Mente umana
12 Settembre 2025 - 12:15
Un recente studio pubblicato su Science Advances ha messo in discussione l’idea che l’intelligenza segua un percorso lineare, con un picco nella giovinezza e un inevitabile declino con l’età. I ricercatori tedeschi hanno analizzato un ampio campione di persone tra i 16 e i 65 anni, sottoponendole a diversi test cognitivi. I dati raccolti raccontano una storia più complessa e, in fondo, rassicurante: i picchi cognitivi non si concentrano solo nei primi anni della vita adulta, ma si distribuiscono lungo l’intero arco dell’esistenza.
È stato così rilevato che le abilità di lettura e scrittura migliorano sensibilmente tra i 20 e i 30 anni, ma raggiungono il loro massimo intorno ai 46 anni. Le capacità di calcolo, invece, toccano il punto più alto verso i 41 anni, molto più avanti di quanto si pensasse in passato. Gli studiosi distinguono inoltre due forme di intelligenza: la fluida, legata al calcolo e alla rapidità di pensiero, che tende a calare dopo i 30, e la cristallizzata, fatta di conoscenze, linguaggio e competenze sociali, che continua a crescere anche dopo i 60 anni.
La traiettoria delle capacità cognitive segue così diverse tappe: la velocità mentale tocca il vertice intorno ai 20 anni; la memoria raggiunge la massima efficienza tra i 25 e i 35; dopo i 40, invece, si afferma una nuova forma di intelligenza, legata alla sensibilità emotiva e alla capacità di muoversi con consapevolezza nei contesti sociali. In età più matura, il bagaglio di esperienza, la cultura generale e la capacità di collegare idee complesse diventano gli strumenti che permettono di continuare a crescere sul piano intellettivo.
Il messaggio che emerge dalla ricerca è chiaro: a ogni età la sua intelligenza. Non esiste un unico momento per essere brillanti, ma diverse fasi in cui il cervello sa esprimere potenzialità differenti. Per mantenerle vive, la chiave resta l’allenamento mentale: lettura, esercizi di memoria, studio della musica, relazioni sociali e confronto continuo. Attività che non solo nutrono la mente, ma rallentano anche l’avanzare di patologie neurodegenerative.
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